Privacy Policy Termini e Condizioni
top of page

Questa parte è dedicata alle curiosità, dove ti puoi addentrare in alcuni luoghi insoliti. Buon viaggio!

fantasy-2998779_960_720.jpg

NELLA PROVINCIA DI YUNNAN, IN CINA, STRANI PILASTRI “ESCONO” DALLA TERRA E SI ERGONO VERSO IL CIELO. SONO LE ROCCE DELLA FORESTA DI PIETRA CHE OFFRONO ILLUSIONE DI ESSERE DEGLI ALBERI PIETRIFICATI. Proclamata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, la Foresta di Pietra o Shilin, si trova a sud-ovest della Cina, a circa 120 km dalla città di Kunming. Si tratta di un importante raggruppamento di formazioni calcaree che, secondo i geologi, ha iniziato la sua formazione circa 270 milioni di anni fa, quando la regione era una vasta distesa di mare. Nel tempo, i movimenti della litosfera, ossia la parte esterna più rigida del pianeta, causarono gradualmente una ritirata delle acque e l'ascesa del paesaggio calcareo. A causa della costante erosione degli elementi, la zona si è sviluppata nell'aspetto attuale, coprendo un’area di 350 km². Le rocce che caratterizzano questo luogo hanno assunto, quindi, la forma di pinnacoli e torri, creando così l’illusione di una vera e propria foresta di pietra. In particolare alcuni punti di maggior interesse sono: 1. la Foresta di Pietra Maggiore è un’area composta da vette di pietra, di colore grigio acciaio, le quali si ergono dritte e scoscese verso il cielo fino a superare oltre 40 metri d’altezza; 2. la Foresta di Pietra Minore è un intricato labirinto di rocce, dove le ampie e spesse mura di pietra dividono questa zona in diversi piccoli parchi; 3. Collina di Bushao è la parte più alta dell'intera area panoramica. Essa è caratterizzata dalla presenza di fossili marini che testimoniano l’esistenza che qui, come citato pocanzi, milioni di anni fa vi era il mare; 4. Lizi Yuanqing in questa zona, su una di queste rocce, vi è incisa un’antica pittura rupestre raffigurante diversi animali, esseri umani, la luna e le stelle. Secondo gli archeologi potrebbe essere che tale rappresentazione sia legata alla religione primitiva e forse “un messaggio” dall'antico popolo Yi; 5. la Foresta di Pietra di Naigu copre un'area di 10 km² dove è possibile passeggiare tra le alte rocce oppure visitare qualche grotta carsica. Nella Foresta di Pietra, inoltre, si può osservare, all’alba o al tramonto, le rocce che assumono tonalità dorate e arancioni, creando così uno spettacolo imperdibile.

ANTICHI SENTIERI SERPEGGIANO NELLA MAREMMA, IN TOSCANA. SONO LE VIE CAVE CHE TRA PARETI VERTIGINOSE, INCISIONI MISTERIOSE E NICCHIE “SCACCIADIAVOLI” INVITANO IL VISITATORE A FARE UN VIAGGIO INDIETRO NEL TEMPO. Nella bassa Maremma toscana vi sono antichi sentieri etruschi risalenti al VI secolo a.C., situate nei territori dei comuni di Pitigliano, Sovana e Sorano. In particolare si tratta di percorsi scavati a mano dal popolo etrusco nelle colline di tufo, profonde fino a 20 metri e lunghe da poche centinaia di metri fino ad oltre un chilometro. Vediamone alcune. 1. Nella Via Cava del Cavone, la più larga (4 metri), sono ubicate le necropoli etrusche e, su alcune di loro, è visibile l’iscrizione Vertna che indica un gentilizio (cognome) e un’incisione a forma di svastica di solito interpretata come una rappresentazione stilizzata del sole. Inoltre vi sono anche altri tipi di nicchie risalenti al medioevo chiamati “scacciadiavoli”, il cui scopo era quello di proteggere i viandanti da possibili demoni. 2. La Via Cava di San Sebastiano, rispetto alle altre, è la più profonda (25 metri) e infatti il suo ingresso conduce ad un ambiente buio e stretto fra mura di roccia verticale, da cui si intravede solo una striscia di cielo. Inoltre sulle pareti sono incise diverse croci latine e simboli religiosi. 3. La Via Cava di San Rocco, la più umida, inizia nei pressi della chiesetta di San Rocco scendendo verso il fiume Lente in un percorso tortuoso ed ipnotico, ricco di “scacciadiavoli” e canali di scolo dell'acqua. Inoltre, fino agli anni '30, era una strada importante, l'unica che collegava Sorano a Sovana. 4. Nella Via Cava di San Giuseppe, fino al secondo dopoguerra, si svolgevano ancora riti pagani, dove i ragazzi vestiti con un saio la percorrevano di notte formando un lungo “serpente luminoso” fino a raggiungere Pitigliano dove incendiavano un pupazzo di paglia chiamato “Invernacciu”. Quindi a cosa servivano le Vie Cave? Ancora oggi rimane un mistero ma gli studiosi ipotizzano diversi utilizzi, tra cui: lo scolo delle acque piovane, vie di collegamento, passaggi strategici per fuggire dai nemici oppure usate per scopi rituali visto che i percorsi sono disseminati da numerose necropoli.

 

UNA CITTA’ ROMANTICA NASCE DAGLI STORICI CONFLITTI TRA FRANCIA E GERMANIA. È STRASBURGO CHE TRA CASE A GRATICCIO, EDIFICI RELIGIOSI E TORRI MEDIEVALI, FU TESTIMONE DI UN MISTERIOSO EVENTO. Città della Francia orientale, capoluogo del dipartimento del Bas-Rhin e della regione dell'Alsazia, Strasburgo ha assimilato per secoli le influenze franco-tedesche vivendo, “sulla propria pelle”, i conflitti dell’Europa centrale. Ma è proprio per questa doppia identità, che la rende una città affascinante caratterizzata da case romantiche a graticcio e palazzi moderni. In particolare essa è attraversata dal fiume Ill il quale avvicinandosi al centro città si suddivide in piccoli canali formando un’isola chiamata la “Grande Île”. Vediamo alcuni punti di interesse. 1. La cattedrale Notre-Dame, sorta su un tempio romano dedicato ad Ercole, fu costruita nel 1015 e ultimata nel 1439. Essa è alta 142 metri e sul portale della facciata esterna vi sono scolpite scene bibliche, mentre all’interno si trovano splendide vetrate colorate, l’Orologio astronomico del 1572 e opere d’arte che richiamano figure religiose. 2. La Maison Kammerzell ossia la casa di un ricco commerciante di formaggi Bronn risalente al 1427, la cui parte superiore è realizzata in legno e decorata con animali, guerrieri e figure grottesche. 3. La Petite France è un quartiere del 1500 dove vi sono graziose dimore a graticcio dalle coloratissime facciate e finestre a filo d’acqua. In passato questa zona ospitava conciatori, mugnai e pescatori mentre ora vi sono laboratori artigianali e negozi di souvenir. 4. I Ponts Couverts, che nonostante abbiano mantenuto questo nome non sono più coperti dal 1700, sono dominati da torrette usate come bastioni per difendersi contro gli attacchi. 5. La Diga Vauban, una casa-diga il cui scopo era di utilizzare l’acqua per inondare la parte sud di Strasburgo in caso di invasione nemica. Infine la città è anche nota per la famigerata “Piaga del Ballo”. Nel 1518, per oltre un mese, centinaia di persone iniziarono a ballare ininterrottamente in stato di trance fino a quando i più deboli di cuore iniziarono a morire. Molte furono le teorie ma per gli studiosi si tratta di isteria collettiva causata da un forte stress psicologico che gli abitanti stavano vivendo tra carestie ed epidemie.

UN MISTERIOSO MINERALE GIACE SOTTO I NOSTRI PIEDI! È LA RINGWOODITE CHE, GRAZIE AL SUO SERBATOIO “D’ACQUA”, INDICA CHE FORSE NELLE PROFONDITA’ DELLA TERRA ESISTONO “OCEANI” PIU’ GRANDI DI QUELLI IN SUPERFICIE. Nel 1879 un asteroide precipitò sul Queensland occidentale, in Australia, e i frammenti che ne risultarono furono chiamati meteoriti di Tenham, ossia con il nome della località colpita. Nel 1969 gli studiosi li analizzarono e identificarono un minerale fino ad allora sconosciuto chiamato ringwoodite, in onore del geofisico e geochimico Ted Ringwood. In seguito, nel 2008, è stato trovato un altro piccolo frammento non proviene dallo spazio, bensì nella regione del Mato Grosso in Brasile, che fu portato in superficie grazie al cosiddetto camino kimberlitico, una particolare struttura vulcanica. In particolare tale campione, descritto anche dalla prestigiosa rivista Nature, è di colore blu intenso, appartenente alla classe dei minerali dei silicati e germanati e, come sostiene il geofisico Steve Jacobsen, ha la caratteristica di essere come una “spugna” capace di attirare, intrappolare e conservare l’acqua (circa l’1,5% del suo peso). Inoltre la ringwoodite è stata rinvenuta all’interno di un diamante “ultraprofondo” il quale si forma spesso nella zona di transizione tra il mantello interiore e quello superiore del nostro pianeta, a circa 410-660 km sotto le superficie. Quindi quanta acqua c’è in questa area? Uno studio condotto nel 2014 della Northwestern University e dell’Università del New Mexico ha utilizzato i dati delle onde sismiche provenienti da oltre 500 terremoti ed esaminato la velocità delle onde a diverse profondità, per capire attraverso quali tipi di rocce le onde stavano viaggiando. Da questa ricerca sono emerse ulteriori prove che questo minerale fosse presente nella zona di transizione. Di conseguenza, secondo i calcoli dei ricercatori, si ipotizza che la quantità totale di ringwoodite è tre volte la quantità di acqua presente negli oceani della Terra. D’altro canto quando si parla di “acqua nel mantello” non dobbiamo immaginare a dei veri e propri oceani ma ad un serbatoio cristallino, visto che l’acqua intrappolata nella ringwoodite, non è liquida ma sotto forma di ioni idrossido.

INFERNO DELLA CUCINA, INFERNO DELLA TESTA DI MONACO E DEL LAGO DI SANGUE, SONO ALCUNE SORGENTI TERMALI DELLA CITTA’ DI BEPPU, IN GIAPPONE, CHE DONANO AL PAESAGGIO UN FASCINO ALQUANTO DIABOLICO. Beppu è una città dell'isola di Kyushu, in Giappone ma è anche posizionata sopra la Cintura di Fuoco del Pacifico, ossia una parte della placca oceanica caratterizzata da violente eruzioni vulcaniche e frequenti terremoti. Per questo motivo Beppu viene considerata una delle stazioni termali (onsen) più famose del Paese, dove l’acqua è ad altissime temperature e i gas gorgogliano violentemente dal terreno. In particolare sono state individuate 7 sorgenti visitabili chiamate Jigoku, (inferno), poiché tale nome fa riferimento all’aldilà buddista dove vi dimorano demoni malvagi e peccatori. Ma vediamole insieme. 1. Inferno Marino: è un lago di color azzurro cobalto, dovuto alla presenza di vari minerali. In apparenza le sue acque possono sembrare rinfrescanti, ma in realtà raggiungono i 98 °C. 2. Inferno della Cucina: il cui nome deriva dall’antica usanza di cucinare il riso utilizzando il calore geotermico, ossia di circa 90 °C. 3. Inferno del tornado: caratterizzato da un imponente geyser la cui forma a spirale ricorda quella di un mini tornado. Tale sorgente può raggiungere una temperatura di 105 °C. 4. Inferno del Lago di Sangue: dove le acque sono di colore rosso grazie alla presenza dell’argilla rossa. Tale roccia vene usata per creare un rimedio efficace contro le malattie della pelle. 5. Inferno della Testa del Monaco: chiamato così perché il fango grigio gorgoglia formando delle sfere che ricordano teste rasate. Le bolle sono provocate dalle emissioni di gas sotterranei che interagiscono con il fango e l’acqua calda. 6. Inferno della Montagna del Demone: quest’area divenne la prima in Giappone ad ospitare i coccodrilli, sfruttando il calore della sorgente termale per creare il loro habitat naturale. 7. Inferno dello Stagno Bianco: le sue acque sono di colore latteo grazie alla presenza di minerali come il silicio. La vasca di acqua bianca crea un contrasto con il verde lussureggiante dell’ambiente circostante, dando vita a un paesaggio quasi onirico.

 

UNA MASSA INVISIBILE “SI AGGIRA” TRA LE GALASSIE DELL’UNIVERSO! È LA MATERIA OSCURA CHE, CON LA SUA FORZA GRAVITAZIONALE, CREA STRUTTURE GALATTICHE, FA GIRARE LE STELLE E DISTORCE LA LUCE. La materia ordinaria che compone ad esempio, gli oggetti, gli esseri viventi, le stelle, le galassie, corrisponde a solo circa il 5% del contenuto energetico dell’universo. Mentre il restante 95% è rappresentato dalla materia oscura (circa il 27%) ed energia oscura (circa il 68%). Quindi buona parte della massa del cosmo è formata da materia “invisibile”, che però non emette alcun tipo di radiazione elettromagnetica, né nello spettro della luce visibile, né nei raggi X e nemmeno nelle alte energie. D’altro canto essa è dotata di una sua forza gravitazionale che le permette di essere un elemento che si espande insieme all'universo e di creare dei filamenti che formano le galassie. Essa non interagisce con la materia ordinaria e non riesce a creare oggetti densi come i pianeti, ma si addensa in “nuvole” che si muovono nelle galassie attraverso un vento di particelle di materia oscura. Altra peculiarità è che la materia oscura non l’ha mai vista nessuno! Essa può essere dedotta in modo indiretto attraverso l’effetto noto come lente gravitazionale ossia una distorsione della luce che si suppone causata dalla sua presenza. Infatti l’esistenza della materia oscura è dimostrabile con il fatto che le galassie esercitano una forza di attrazione gravitazionale più grande di quella prodotta dalla materia visibile; oppure perché le stelle più esterne alle loro galassie ruotano più velocemente. Ma quindi cosa potrebbe essere la materia oscura? Tante sono le teorie dei fisici. Per alcuni si tratta di particelle diverse dai “soliti” protoni, neutroni ed elettroni e per ora questi presunti corpuscoli vengono chiamati “particelle con massa poco interagenti” (Wimp), poiché non emettono (né riflettono) luce e attraversano la materia ordinaria come fantasmi. Altri studiosi dell’Università della California Riverside, teorizzano che la materia oscura apparirebbe come una sequenza continua di particelle vicino ad una possibile quarta dimensione. Tale ipotesi spiegherebbe come essa provochi alcuni dei comportamenti citati pocanzi nelle galassie.

UN VIAGGIO TRA “LE VISCERE” DELLA TERRA SI PUò FARE vicino a cracovia, in polonia. BASTA scendere nella minierA DI SALE DI WIELICZKA che TRA: ELEGANTI stanze, INTRIGATI LABIRINTI e grotte di cristallo, sembra di essere in un mondo FATATO. La miniera è formata da una vasta rete di tunnel che si estende per quasi 300 chilometri su 9 livelli. Essa è caratterizzata da 3000 grotte che possono raggiungere anche i 327 metri di profondità; ossia più dell’altezza della Torre Eiffel. Tale luogo si è formato 13 milioni di anni fa quando i monti Carpazi erano sommersi dall’acqua. In seguito, con il progressivo abbassamento del livello del mare, si creò un grande serbatoio ricco di acqua salina che, evaporando, ha lasciato un grande giacimento di salgemma. Solo intorno al XII-XIII secolo si iniziò ad estrarre il prezioso “oro bianco” rendendo di fatto Wieliczka una delle più antiche miniere di sale al mondo. Nel 1996 l’attività estrattiva dalla roccia si è fermata e oggi molti spazi sono stati riconvertiti al servizio del turismo. Il percorso turistico prevede la visita di corridoi, pozzi, ampie camere, lampadari in sale cristallino, sculture di sale di illustri personaggi. In particolare una delle attrazioni principali è la cattedrale di Santa Kinga, le cui pareti decorate da scene bibliche, pavimenti e lampadari, sono stati realizzati col sale. Inoltre vi è la Camera Stanisław Staszic, famosa per le sue dimensioni impressionanti, è stata abbellita con sculture di sale che raccontano storie e leggende della miniera. A circa 135 metri di profondità è possibile ammirare un lago dal fascino quasi surreale la cui salinità supera quella del Mar Morto. Mentre nella parte più periferica della miniera vi sono le grotte di cristallo che sono considerate uniche al mondo per essere ricoperte di cristalli di Halite e risalenti al Miocene. Esse si trovano tra circa 70 e 114 metri di profondità ma non sono visitabili come alcune parti di questo mondo sotterraneo.

UN LUOGO “ALIENO” È UBICATO TRA LE TERRE DESOLATE DEL NEW MESSICO (USA). È LA VALLE DEI SOGNI DOVE STRANE ROCCE, CHIAMATE HOODOO, ASSUMONO FORME CHE SEMBRANO FUORI DA OGNI LOGICA. Valley of Dreams si trova vicino al Chaco Culture National Historical Park, a circa 100 km da Farmington e 140 km circa dalla Shiprock Formation. Essa fa parte dell'Ah-Shi-Sle-Pah Wilderness Study Area, una riserva naturale ubicata nel New Mexico. Con una superficie complessiva di 26,5 km², questo luogo offre uno spettacolo surreale caratterizzato delle formazioni rocciose, chiamate hoodoo. In particolare esse risalgono al Cretaceo, un periodo di tempo che va dai 141 milioni a 65 milioni di anni fa, e si sono formate grazie alle forze erosive del vento, della pioggia e dell’acqua corrente che colpirono gli strati sovrapposti di roccia morbida e dura. Quelle più duri, che hanno una maggiore resistenza, sono di solito posizionate in cima agli hoodoo che tendono a “proteggere” le rocce sottostanti, che sono più fragili. D’altro canto, però, essendo tutt’oggi modellati dagli agenti atmosferici, col passare del tempo, essi riducono le loro dimensioni. Quindi per evitare di accelerare il loro deterioramento, è necessario rimanere lontani dalle basi di queste rocce. A seconda delle loro bizzarre forme, ad alcuni hoodoo sono stati attribuiti diversi nomignoli tra cui: Fungo gigante, Via Lattea, Re pinguino di cioccolato, Tartaruga di legno pietrificato e Uovo di dinosauro rosso, anche se le formazioni più popolari sono principalmente due: il Re delle Ali e il Trono Alieno. Per quanto riguarda il primo è una grande roccia in equilibrio su un piedistallo di argilla e quello che lo distingue dagli altri è che il masso si estende per circa 3 metri oltre il bordo del piedistallo, creando quella che sembra un'ala gigante protesa nell'aria. Per quanto riguarda il Trono Alieno è una formazione alta circa 3 metri, caratterizzata da aperture irregolari, colonne e un “sedile” in cima a una guglia. Ed è grazie agli hoodoo che la Valle dei Sogni è stata considerata dalla comunità indigena come un luogo spirituale intriso di storie e di leggende, che rendono più intensa la sensazione mistica in chi la visita.

UN ALTRO MONDO SI NASCONDE SOTTO IL FERMENTO DI UN CENTRO ABITATO, IN LAZIO. SONO I SOTTERRANEI DI VITERBO, UN LABIRINTO DI PASSAGGI SEGRETI DOVE I TEMPLARI COMPIVANO I LORO RITI. Di solito la città di Viterbo è conosciuta soprattutto per le sue torri, vicoli, archi, piazzette, strade tortuose e caratteristiche scalette esterne (profferli), ubicate nel quartiere medievale più grande d’Europa, chiamato San Pellegrino. Ma Viterbo non riserva solo delle sorprese in superficie, ma custodisce sotto di sé un mondo sotterraneo, profondo dai 3 ai 10 metri e composto da un reticolo di gallerie che si estendono sotto il centro storico e conducono fin oltre la cinta muraria. Il percorso è scavato nel tufo e secondo studiosi ed archeologi i primi cunicoli li fecero forse gli Etruschi. In particolare si pensa che questi ultimi utilizzassero i sotterranei come sistema idraulico, per raccogliere e canalizzare le acque piovane e fluviali. In seguito, nel medioevo, questi luoghi assunsero la conformazione attuale: i tunnel furono allargati ed allungati, formando un labirinto di passaggi segreti che servivano a mettere in comunicazione le strutture importanti e strategiche di Viterbo. Inoltre, le gallerie conducevano verso tutte le uscite principali della città assicurando la via di fuga ai viterbesi in caso di pericolo o di assedio. Gli spazi sotterranei, costruiti in corrispondenza dei principali edifici della città, servivano sia come cantine, sia come “butti” (pozzi), per lo sversamento di rifiuti organici e inorganici. Mentre in caso di epidemie, li utilizzavano anche per nascondere le suppellettili e i tesori di famiglia. Nel percorso ipogeico è possibile anche visitare il più antico luogo di culto sotterraneo del centro storico di Viterbo. Si tratta di una sala rettangolare con volta a botte, ed un altare scavato nel tufo, sopra al quale vi è inciso il simbolo della croce. Probabilmente tale “stanza” era usata anche dai Cavalieri Templari per le loro celebrazioni clandestine dopo lo scioglimento dell’Ordine. In epoche più moderne questo sistema sotterrano venne usato da servì e da briganti per nascondersi e dalla sua popolazione come rifugio durante la seconda guerra mondiale, quando Viterbo fu pesantemente bombardata.

SGARGIANTI "ARCOBALENI" PARTONO DALLE PROFONDITA’ DELLA TERRA E SI SLANCIANO VERSO IL CIELO. SONO GLI EUCALYPTUS DEGLUPTA OSSIA ALBERI LA CUI CORTECCIA MULTICOLORE SEMBRA DIPINTA DA UN PITTORE. Descritto per la prima volta nel 1850 dal botanico tedesco Carl Ludwig Blume nella sua pubblicazione di Museum Botanicum, l’Eucalyptus deglupta, o chiamato in gergo Eucalipto arcobaleno, potrebbe sembrare uno spettacolo artificiale o il dipinto di un pittore, invece la sua corteccia sfoggia colori particolari dimostrando, in chi lo guarda, la creatività e la meraviglia della natura. L’albero in questione fa parte della famiglia delle Myrtaceae, la stessa del mirto ed è originario delle foreste pluviali delle Filippine, anche se lo si può ammirare in Guinea, in Indonesia, alle Hawaii, a San Diego e in California. Quindi l’Eucalipto non può crescere in ambienti freddi, ma molto soleggiati e umidi, raggiungendo dimensioni notevoli, soprattutto in America, con un’altezza che supera i 60-70 metri e con un diametro di 2 metri. Come già anticipato la sua particolarità risiede nel suo tronco che diventa una specie di arcobaleno. Ma come è possibile? In alcuni periodi dell’anno, si staccano dei pezzi di corteccia esterna per rimuovere eventuali parassiti dannosi per l'albero, rivelandone un'altra corteccia interna di un colore verde brillante (la clorofilla). Questa parte più giovane del tronco assume il pigmento verde poiché la vecchia corteccia è talmente sottile che permette alle parti sottostanti di captare la luce e di effettuare la fotosintesi. Di conseguenza la clorofilla, a contatto con l'aria e reagendo con l'ossigeno presente in essa (dicasi ossidazione), si degrada ed espone altri pigmenti di colore blu, arancione, rosso, giallo, marrone e bordeaux. Mentre per quanto riguarda l’intensità dei colori varia anche in base alle diverse condizioni ambientali (umidità, irradiazione solare, temperatura). Oltre alla esfoliazione del tronco, anche la chioma si trasforma, con le foglie che passano dal verde chiaro al grigio e si mescolano al bianco dei piccoli fiori profumatissimi che sbocciano una volta l’anno, a seconda della zona. In definitiva, non esistono due esemplari identici di questi eucalipti multicolore.

 

UNA LEGGENDARIA ISOLA È STATA INGHIOTTITA DALL’OCEANO ATLANTICO, VICINO A LANZAROTE, IN SPAGNA. È FORSE ATLANTIDE, UNA MONTAGNA SOTTOMARINA FATTA DI ANTICHE SPIAGGE, DUNE E SCOGLIERE. Il primo a nominarla fu Platone (427-347 a.C.) nei suoi due dialoghi Timeo e Crizia. Egli descriveva l’sola e la sua civiltà come una nazione marinara ricca ed armoniosa, situata oltre le “Colonne d’Ercole” (lo stretto di Gibilterra). La sua rovina fu la corruzione dei suoi abitanti e dalla successiva catastrofe naturale che la fece inghiottire dal mare. A prescindere dalla leggenda, nel luglio del 2024 un team di ricercatori ha individuato, nel grande arcipelago spagnolo delle Canarie, una serie di isole sommerse che potrebbero avere legami con questo mito. In particolare il ritrovamento è stato effettuato dal geologo Luis Somoza, e gestito dal Consiglio Superiore delle Ricerche Scientifiche (CSIC) e dal Geological and Mining Institute of Spain. La scoperta è avvenuta nel corso di un'esplorazione dei fondali intorno a Lanzarote, condotta con un veicolo sottomarino senza pilota ROV 6000, nell'ambito di un progetto chiamato “Atlantis”. Anche se quest’ultimo nome può trarre in inganno, l'obiettivo iniziale della spedizione non era di trovare Atlantide, ma di studiare l'attività vulcanica e idrotermale sotto l'area delle Canarie. Durante un'esplorazione, il robot ha rilevato una grande montagna, con un diametro di circa 50 km, sulla quale si trovano tre vulcani ormai inattivi situa. Questi rilievi, battezzati come “Los Atlantes”, sono ciò che rimane di un piccolo arcipelago di isole vulcaniche, risalenti all’Eocene (tra i 56 e i 34 milioni di anni fa), il quale emerse sopra la superficie dell'oceano. Con il passare del tempo, i vulcani eruttarono grandi quantità di lava che coprì, e che in seguito solidificò, l'intera area facendola sprofondare sotto il livello del mare. Per i ricercatori, Atlantide ebbe origine nell'ultima era glaciale, quando i livelli del mare si abbassarono e i tre vulcani ritornarono ancora ad essere isole. In questa antica zona gli scienziati sono riusciti ad identificare le spiagge, le dune e le scogliere. Il prossimo passo sarà quello di capire l’età più precisa di Los Atlantes e quando iniziò ad affondare.

UN LUOGO SURREALE SI NASCONDE NEL CUORE DELLE ANDE PERUVIANE. È LA FORESTA DI PIETRA DI PAMPACHIRI CHE OSPITA LA “CASA DEI PUFFI”, UNA COLLINA MISTICA E UNA LAGUNA LE CUI ACQUE SI AGITANO SE TI AVVICINI. La Foresta di Pampachiri è situata nel distretto omonimo, in provincia di Andahuaylas, nella regione di Apurímac. Essa si trova a 3.600 metri sul livello del mare ed ha una superficie di 60 ettari. La creazione di questo paesaggio roccioso è attribuita all'eruzione dei vulcani Qarwarasu e Sotaya accaduta circa quattro milioni di anni fa. La materia espulsa formò la zona geologica e nel frattempo le piogge e il vento hanno modellato artisticamente le pietre creando forme che somigliano ad animali, piante, funghi o piramidi le cui punte possono raggiungere dai 5 ai 7 metri d’altezza. Nella parte superiore delle rocce i minerali, come il quarzo, hanno permesso di creare sia formazioni straordinarie, citate pocanzi, sia diversi colori che cambiano a seconda della posizione del sole. Inoltre, all’interno di queste formazioni alcune di esse sono “vuote” ed è grazie a questa caratteristica, che è stato possibile usare lo spazio come abitazione o come deposito di cibo per animali utile per il pascolo. Nella foresta di pietre si creò quindi un villaggio che viene oggi chiamato “Casa dei Puffi” per il design simile a quello del cartone animato, o “Villaggio dei Folletti Andini” perché, per la credenza locale, questi esseri fatati appaiono vicino alla foresta; anche se il suo vero nome è Ayamach’ay ossia “Grotta dei Morti”. A soli 30 minuti da Pampachiri, con un’altitudine di 3.800 metri sul livello del mare, tra le comunità di Llancama e Huaccoto, si trova la collina chiamata Cerro Pancula. Per i paesi circostanti, essa è un Apu (spirito) importante ma è anche un'attrazione turistica per chi vuole praticare la meditazione o solo per ammirare il panorama. Dalla Foresta di Pampachiri, è possibile raggiungere la Laguna Roqrococha ed assistere ad un fenomeno particolare: quando le persone si avvicinano alla riva, l’acqua verdastra si agita creando delle piccole bolle e poi torna a riposo quando il visitatore si allontana. La scienza spiega che tale fenomeno è di origine vulcanica.

UNA CITTA’ “DEGNA” DI UN LADRO SI ADAGIA TRA LE “TERRE DI MEZZO” IN INGHILTERRA. È NOTTINGHAM CHE TRA IL CASTELLO SPETTRALE, LABIRINTI SOTTERRANEI E UN’ANTICA FORESTA, È DIVENUTO UN LUOGO LEGGENDARIO. Associata alla leggenda di Robin Hood, Nottingham è una città ubicata nella regione chiamata Midlands (“terre di mezzo”), nonché capoluogo della contea del Nottinghamshire. Essa è stata fondata dagli Anglo-sassoni intorno al 600 d.C. e il suo nome iniziale era Snottingaham, che deriva dal capo anglosassone Snot o Snod. Ma vediamo alcuni luoghi tipici: 1. The Castle Rock è una fortezza risalente al 1068, arroccata in cima ad un dirupo di arenaria. Qui sono accaduti eventi di importanza storica e alcuni di fantasia, come la celebre disputa tra Robin Hood e lo Sceriffo di Nottingham. Sotto di esso vi è il Mortimer’s Hole, un labirinto costituito da varie gallerie scavate nella roccia che, nel XIV secolo, fu usato dal re Edoardo III per catturare sua madre, la regina Isabella, e il suo compagno Roger Mortimer. Pare che ancora oggi i fantasmi dei due amanti aleggino tra il castello e le oscurità dei sotterranei; 2. Ye Old Trip to Jerusalem è un pub incastonato sotto lo sperone roccioso su cui sorge il castello citato pocanzi. Sembra che sia la locanda più antica d’Inghilterra poiché il re Riccardo Cuor di Leone e i suoi uomini si erano riuniti qui prima di partire per Gerusalemme nel 1189, dando così al pub il suo nome; 3. City of Caves è un affascinante labirinto sotterraneo costituito da 500 grotte scavate nell’arenaria. L’ingresso si trova presso il centro commerciale Broadmarsh e, nel corso dei secoli, fu utilizzato come conceria medievale, per imprigionare i fuorilegge e per proteggere la popolazione durante la Seconda Guerra Mondiale; 4. Foresta di Sherwood è una riserva naturale risalente all’ultimo periodo glaciale che oggi si estende per circa 420 ettari. In particolare ospita circa 900 querce tra cui la famosa Major Oak, la quercia più grande della Gran Bretagna, che si pensa esista tra gli 800 e i 1000 anni. La leggenda narra che Robin e la sua banda, Merry Men, usavano Major Oak come rifugio, accampandosi sotto i suoi rami o nel tronco.

UNA REMOTA ISOLA È SITUATA NELL’OCEANO INDIANO VICINO AL CORNO D’AFRICA. È SOCOTRA CHE TRA ALBERI DI “SANGUE DI DRAGO”, PIANTE DAL TRONCO RIGONFIO, E SPIAGGE LUNARI, LO RENDONO UN LUOGO SURREALE. Socotra è l’isola principale che fa parte di un arcipelago omonimo, situata nell’Oceano Indiano, vicino del Corno d'Africa, a 350 km a sud dello Yemen a cui appartiene. È ritenuta patrimonio dell’umanità poiché ospita alcune delle specie botaniche più rare e uniche al mondo. Infatti su un totale di 825 specie di piante, il 37% si trova solo qui, forse perché Socotra è rimasta a lungo isolata dalla terraferma. In questo luogo è possibile ammirare ad esempio: 1. l’albero Dracena Drago (Dracaena Cinnabari) ha una forma spettacolare che somiglia ad un grande ombrello rivolto verso il cielo. Esso contiene una resina rosso sangue, detta “sangue di drago”, e per questo che in passato fu sfruttata dalle tribù indigene sia per compiere rituali magici sia come colorante e incenso. Oggi, invece, la sua resina è utilizzata per curare ferite, eczemi, infezioni gastro-intestinali e malattie delle vie respiratorie; 2. l'albero di incenso (Boswellia Sacra) è un'altra pianta che possiede una preziosa resina estratta attraverso delle incisioni superficiali sulla corteccia. Essa emana un piacevole profumo e in passato veniva usata per scopi spirituali, medicinali e come parte dei riti di mummificazione degli antichi Egizi; 3. la rosa del deserto (Adenium obesum socotranum) è una pianta succulenta endemica dell'isola, il che significa che si trova solo a Socotra. Essa può raggiungere i 3 metri d’altezza, ha i fiori bianchi e rossi ma la sua particolarità è il tronco rigonfio. Infatti questo tipo di albero contiene un sistema di riserva d'acqua per poter sopravvivere nelle stagioni secche, quando perde le foglie; 4. gli alberi di mirra, tra cui il Commiphora ornifolia e il Commiphora planifrons, producono appunto la mirra quando vengono tagliati. Essa veniva utilizzata sia per pratiche mediche sia per cerimonie religiose. In conclusione Socotra è un'isola che ancora oggi conserva la sua flora unica al mondo e la rende una destinazione imperdibile per gli amanti della natura e degli ambienti originali.

NELLA VALLE DEI RE, IN EGITTO, UN INSOLITO OGGETTO FU SCOPERTO TRA LE BENDE DELLA MUMMIA DI UN FARAONE. È IL PUGNALE DI TUTANKHAMON IL CUI FERRO DELLA LAMA PROVIENE DA UN METEORITE CADUTO IN SIRIA. Nel 1922 l’egittologo Howard Carter scoprì presso la Valle dei Re, in Egitto, la tomba quasi intatta del faraone Tutankhamon risalente alla XVIII dinastia (1550 -1291 a.C.). Tra i vari tesori nascosti sono stati ritrovati ad esempio: il sarcofago d’oro, la famosa maschera funeraria, preziosi scrigni, vasi d’alabastro, gioielli, ed in particolare uno strano pugnale di notevole fattura, oggi esposto al Museo Egizio del Cairo. Esso misura quasi 35 cm di lunghezza, ha il manico lavorato in oro, nel quale vi sono incastonate delle piccole pietre multicolori, mentre la lama è fatta in ferro di cui: 11% di nichel e 0,6% di cobalto, ossia percentuali che dimostrano che il metallo proviene da un meteorite. La sua origine extraterrestre è stata confermata grazie ad uno studio pubblicato nel 2016 sulla rivista Meteorics & Planetary Science. Infatti il team di ricerca ha effettuato l'analisi della distribuzione del nichel sulla superficie del pugnale ed ha rivelato che il metallo era stato riscaldato a bassa temperatura, compresa tra gli 800 e i 950 gradi. Questo dato è stato possibile ottenerlo perché sul pugnale sono state rinvenute le cosiddette “strutture Widmanstatten” ossia un tipo di cristalli allungati che compaiono nel nichel, presente nel ferro meteorico, quando arriva a queste temperature. La presenza di tali cristalli suggerisce anche che il meteorite, con cui è stato forgiato il pugnale, appartenesse a un gruppo di meteoriti ferrose chiamati ottaedriti. Molto probabilmente era caduto nell’attuale Siria e gli antichi Egizi, tramite l’esame di alcuni geroglifici, sapevano che il pugnale era fatto con “ferro del cielo”. Inoltre grazie all’aiuto delle Lettere di Armana, una corrispondenza diplomatica di 3400 anni fa, si è scoperto che il pugnale sarebbe stato inviato dal re dei Mitanni, (sovrano del regno ubicato in Mesopotamia) ad Amenhotep III, ossia il nonno di Tutankhamon nonché padre del celebre Akhenaton. Quindi il faraone avrebbe ereditato il pugnale dal nonno.

UN MONDO SOMMERSO GIACE SOTTO LE ACQUE CRISTALLINE DELL’OCEANO PACIFICO. È LA FOSSA DELLA MARIANNE, PROFONDO 11 CHILOMETRI, CHE OSPITA CREATURE GIGANTI, MEDUSE ALIENE E SIMPATICI POLIPI DUMBO. La Fossa delle Marianne è la depressione oceanica più profonda del mondo che si trova a circa 200 km ad est delle Isole omonime, nell’Oceano Pacifico, tra Giappone, Filippine e Papua Nuova Guinea. Ha una forma a mezzaluna lunga circa 2550 km mentre la sua depressione arriva ad una profondità massima di quasi 11 km, caratterizzata da una piccola valle a forma di fessura sul fondo chiamata Challenger Deep. I primi esseri umani a raggiungere il fondale furono l’oceanografo Don Walsh e l’ingegnere Jacques Piccard, nel gennaio del 1960, all’interno del batiscafo Trieste, progettato in Svizzera ma prodotto in Italia. In seguito vi furono condotte altre spedizioni tra cui ad esempio: quella del 2009 chiamata Nereus e del 2016 il NOAA. Rispetto alle ricerche svolte scopriamo insieme alcune caratteristiche di questo mondo sommerso. Innanzitutto, invece di un mare silenzioso, i ricercatori hanno udito rumori di navi, di canti delle balene, l'eco dei tifoni ma anche di terremoti che, a volte, si manifestavano al di sopra delle loro teste. Per quanto riguarda gli esseri viventi che vi abitano nella Fossa delle Marianne hanno trovato ad esempio: la medusa aliena ossia un predatore che caccia tendendo i suoi tentacoli distesi come fili di una ragnatela; il Polpo Dumbo che sulla testa presenta delle pinne, da noi scambiate per orecchie, che gli permettono di nuotare. Egli attira le sue prede, creando delle correnti che le trascinano direttamente alla sua bocca; il sifonoforo "dente di leone", formato da più organismi dove ciascuno ha diverse mansioni; il maiale di mare trasparente; organismi marini fatti quasi solo di acqua, cetrioli di mare, lumache, animali primitivi, ecc. Infine a queste profondità, non è raro trovare organismi molto grandi rispetto ai loro simili. Si parla infatti di “gigantismo abissale”, una sorta di processo evoluzionistico che tende a far aumentare le dimensioni di un essere vivente in certe condizioni ambientali di isolamento.

UN MACCHINOSO DISCO ERA COLLOCATO SUL SOFFITTO DELLO SPLENDIDO TEMPIO DI HATHOR, IN EGITTO. È LO ZODIACO DI DENDERA UN CELEBRE BASSORILIEVO SU CUI È INCISA UNA MAPPA STELLARE più ANTICA DEGLI EGIZI. Scoperto da un ufficiale napoleonico nel 1798 durante una spedizione in Egitto, lo zodiaco circolare è un bassorilievo, in pietra arenaria che, in origine, era posizionato sul soffitto della cappella dedicata ad Osiride, nel Tempio di Hathor. Il disco ha un diametro di 155 centimetri inserito in una cornice che misura 255 per 253 centimetri. Il reperto originale è stato trasferito a Parigi nel 1821 e oggi lo ammiriamo al museo del Louvre mentre nel tempio egizio ne è collocata una copia. Nonostante lo Zodiaco risalga all’epoca greco-romana, la riproduzione della volta celeste era già stata studiata nel III millennio a.C. dai Babilonesi. Esso può essere definito un planisfero, una mappa stellare, una proiezione cartografica dei pianeti e delle 12 costellazioni dello zodiaco che vanno a formare 36 decani (o gruppo di stelle), che scandiscono 36 intervalli di 10 giorni. Il cielo è stato raffigurato da un grande disco sostenuto da 4 paia di entità dalla testa di falco fra i quali sono stati inseriti 4 personaggi inclinati a forma di donna che rappresentano i 4 punti cardinali. Addentrandoci di più nel disco, nel primo circolo troviamo 36 spiriti che simboleggiano i 360 giorni dell'anno egizio mentre nella parte più interna vi sono le costellazioni e i segni zodiacali, come l'Ariete, il Toro, lo Scorpione e il Capricorno. L’astronomo John E. Rogers ha notato le somiglianze con tre tavolette superstiti di uno zodiaco seleucide ed ha concluso che lo Zodiaco sarebbe "una copia completa dello zodiaco mesopotamico". Inoltre il reperto indica sia l'eclissi solare sia quella lunare, ed in particolare: la prima è avvenuta il 25 marzo del 51 a.C. simboleggiata da un cerchio contenente la dea Iside, mentre la seconda il 25 settembre del 52 a.C. rappresentata dall’Occhio di Horo chiuso in un cerchio. In definitiva lo zodiaco era uno strumento di conoscenza che mostrava non solo la mappa di un cielo antico ma anche i momenti migliori per le attività agricole e sociali.

TRA LE VERDI COLLINE DELLA DORGOGNA IN FRANCIA, UN GIOVANE E IL SUO CANE SCOPRIRONO DELLE PREISTORICHE GROTTE! SONO QUELLE DI LASCAUX CHE FORSE CONSERVANO UN’ANTICA MAPPA DEL CIELO. Nel 1940 presso il comune di Montignac, nella Dordogna (Francia) un giovane meccanico Marcel Ravidat si avventurò su una collina con il suo cane il quale s’infilò in una buca di una volpe, creando una frana che mostrava l’entrata di una grotta. Marcel, ritornò in seguito, e con l’aiuto dei suoi amici, scoprirono un mondo sotterraneo fatto di grotte labirintiche e spettacolari pitture rupestri. Da vari studi è emerso che tali opere risalgono al Paleolitico superiore, ossia tra il 18.000 ed il 17.000 a.C. Al suo interno ci sono circa 6.000 raffigurazioni di figure umane, segni astratti e animali, che furono dipinti sui muri usando colori ricavati da pigmenti minerali. Dopo 8 anni dalla sua scoperta, le grotte furono aperte al pubblico, ma poi nel 1963 furono chiuse poiché la superficie delle pareti fu danneggiata dal respiro dei visitatori. Oggi è possibile vedere una replica delle grotte. Ma il vero mistero sorge riguardo al significato delle pitture. 1. Per alcuni studiosi a riprodurre le figure dipinte sono stati gli uomini primitivi Cro-Magnon i quali non usavano le caverne come abitazioni in quanto i rari resti di fuochi ritrovati forse servivano come fonte di luce per i pittori, ma come luogo sacro, dove gli sciamani si recavano per mettersi in contatto con gli spiriti. 2. Oppure i capolavori erano solo l'espressione del senso estetico degli uomini di quella remota epoca. 3. Altri ricercatori sostengono che le grotte conservano forse la più antica mappa del cielo prodotta dalla civiltà umana. In particolare nel 2018 i ricercatori delle università di Edimburgo e Kent che hanno confrontato le opere zoomorfe rinvenute nei siti neolitici di tutto il mondo, da Göbekli Tepe e Çatalhöyük in Turchia fino alle grotte di Lascaux. In queste ultime, nella Sala dei tori, gli studiosi hanno riconosciuto le stelle che formano le costellazioni zodiacali del Capricorno, del Toro e dello Scorpione. Quindi dall’arte rupestre è possibile capire che già i Cro-Magnon avessero una conoscenza avanzata del cielo notturno.

MISTERIOSI “MOSTRI COSMICI” MANGIANO LE STELLE E I GAS DEL NOSTRO UNIVERSO. SONO I TEMUTI BUCHI NERI CHE POTREBBERO SVELARE L’ORIGINE DEL NOSTRO COSMO ED ESSERE UN INGRESSO PER ALTRI UNIVERSI. Il buco nero è un corpo celeste, creato dalla morte naturale di una stella massiccia, la cui massa è talmente compressa da generare un campo gravitazionale. In esso vi è la gravità che riesce a piegare lo spaziotempo su sé stesso, fino a formare una regione sferica, chiamata singolarità, posta al centro del buco dove le leggi della fisica cessano di essere valide. Tale regione è circoscritta dal cosiddetto “orizzonte degli eventi”, ossia una superficie ideale che segna il confine tra “interno” ed “esterno” del buco nero. Infatti, come sostiene la teoria della relatività generale di Einstein, se un oggetto cade all'interno dell’“orizzonte” viene disgregato in frammenti sempre più piccoli finché la materia prende una forma allungata e sottile. Questo processo è chiamato spaghettificazione, di cui ne sono vittime le stelle, i gas ma anche la luce, nel caso si dovessero trovare nelle immediate vicinanze del buco. Ma che cosa succede dentro a questo corpo celeste? Ancora oggi non lo sappiamo, così come non sappiamo dove finisce tutto il materiale “divorato”. Tra le tante ipotesi, il fisico teorico Nikodem Poplawski avanza la Teoria del Multiverso. In particolare sostiene che la materia all’interno di un buco nero raggiunge un punto in cui non può essere più compattata, poiché i buchi neri ruotano quasi alla velocità della luce. Questa rotazione causa al “seme compattato” (o la regione sferica sopra citata) una torsione enorme diventando talmente compresso, che potrebbe esplodere improvvisamente come il Big Bang. In altre parole, è da tale seme che potrebbe aver avuto inizio il nostro universo ma è anche possibile che il buco nero sia un “ingresso senza ritorno” che conduce verso più universi. Questo significa che se ci trovassimo all’interno di un buco nero, potremmo finire in un altro cosmo, o meglio le nostre particelle di cui eravamo formati. Un universo alternativo che sarebbe, quindi, collegato, al nostro tramite il buco nero, come due alberi collegati da una radice.

UNA PITTORESCA TERRA S’INTRAVVEDE TRA LE FITTE NEBBIE DEI MONTI CARPAZI, IN ROMANIA. È LA TRANSILVANIA NON SOLO FAMOSA PER IL CASTELLO DI DRACULA MA ANCHE PER LE SUE CASE BIZZARRE DAGLI OCCHI INDISCRETI. La Transilvania è una regione storica della Romania che si trova nella parte occidentale e centrale del Paese, protetta dai Monti Carpazi. Essa è nota sia per la presenza di castelli tenebrosi, sia perché ricorda la figura del nobile Vlad III di Valacchia Hagyak, discendente dalla famiglia dei Drăculești. Ma vediamo alcuni posti interessanti. 1. Sighisoara è la città più romantica presente in questa regione. Tra le mura e le stradine medievali, vi sono torri, casette colorate con tetti alti e spioventi, piazzette e corti appartate. Si pensa sia stata la città natale del principe menzionato pocanzi. 2. il Castello di Bran è stato costruito in stile medievale gotico con le sue torri affilate e pareti in pietra grigia. Qui, nel 1448, si insediò Vlad III, sopra citato, conosciuto anche come Dracul (che significa Diavolo) o “Vlad l'Impalatore” per la sua reputazione di uomo sanguinario. L’edificio divenne noto grazie al romanzo gotico creato dallo scrittore Bram Stoker nel 1897 intitolato “Dracula” e per questo venne anche chiamato “Castello di Dracula”. 3. Sibiu è una città caratterizzata da stradine acciottolate, piazze, edifici barocchi ma anche dalle case che guardano i passanti. Infatti posizionate sui tetti di alcune case, vi sono strane feritoie che sembrano degli occhi socchiusi. In realtà queste aperture sono un sistema di aerazione, usato in passato, per conservare in soffitta i viveri e garantire il riciclo di aria limitando l’intensità della luce. Inoltre vi è anche il Ponte delle Bugie che, secondo le credenze, crollerebbe nel momento in cui la persona, che lo attraversa, raconta una menzogna. In realtà, è soltanto una storpiatura del nome originario. Infatti all’inizio il ponte era chiamato “Liegenbrücke”, (ponte sospeso) e in seguito Lügenbrücke (ponte di bugie). 4. Castelul de Lut o Castello d’Argilla è una struttura progettata dell'architetto Ileana Mavrodin e realizzata solo con materiali naturali e riciclati che la rendono fresca d'estate e calda d'inverno.

 

UN TERRA TROPICALE SI È POSIZIONATA AL POLO SUD DIVENTANDO UN REGNO DI GHIACCIO! È L’ANTARTIDE CARATTERIZZATA DA “CASCATE DI SANGUE”, UN VULCANO CHE ERUTTA ORO E UNA STRANA “PIRAMIDE”. L'Antartide è un continente che si trova nell'emisfero sud del pianeta, più grande degli Stati Uniti, la cui superficie oggi è ricoperta da una calotta glaciale mentre, 240 milioni di anni fa, vi erano grandi foreste e un clima tropicale. In particolare questo territorio faceva parte di un “continente” (Gondwana) che comprendeva anche il Sud America, l’Australia, l’Africa e l’India. Dopo la separazione dalle rispettive terre, l’Antartide si spostò sempre di più verso il polo sud e si ricoprì di uno spesso strato di ghiaccio. Infatti le sue temperature arrivano fino a -80°C e i suoi venti raggiungono oltre i 300 km/h rendendo il territorio un luogo inospitale per l’uomo. Ma vediamo alcune peculiarità. 1.Le Blood Falls, le “cascate di sangue” chiamate così per le acque rosso brillante che sgorgano dal ghiacciaio Taylor Glacier. Secondo uno studio dello scienziato Ken Livi, l’acqua proviene da un lago subglaciale, rimasto isolato per milioni di anni, che contiene nanoparticelle di ferro. 2.Il Monte Erebus è un vulcano attivo che dal suo cratere fuoriescono quotidianamente circa 80 grammi d’oro per un totale di 6000 dollari al giorno. In particolare il vulcano emette gas ricchi di piccolissime particelle di oro metallico, che poi si disperdono nella neve circostante e nell’atmosfera fino a 1000 km di distanza. 3.Inoltre sotto al Monte Erebus è stato scoperto un sistema di grotte collegate tra loro, la cui temperatura interna è di circa 25 gradi Celsius. Gli scienziati ipotizzano che qui potrebbero esserci piante e animali poiché hanno rilevato tracce di DNA di esseri viventi in parte non ancora conosciuti. 4.La piramide chiamata Nunatak. Per alcune persone è una costruzione artificiale lasciata da una civiltà scomparsa quando l'Antartide era ancora priva di ghiacci. Mentre per gli scienziati è una formazione rocciosa che fa parte delle numerose “strutture piramidali” presenti nella catena montuosa Ellsworth lunga oltre 400 chilometri. D’altronde la forma a piramide non è così complessa per la natura.

UNA SCINTILLANTE ISOLA COMPARE NEL GOLFO PERSICO, IN IRAN. È HORMUZ CHE, CIRCONDATA DA ACQUE ROSSO SANGUE, MOSTRA LE SUE MONTAGNE ARCOBALENO, UNA GROTTA VARIOPINTA ED OFFRE UNA TERRA CHE PUO’ ESSERE MANGIATA. L'isola di Hormuz è situata vicino alle coste meridionali dell'Iran e si affaccia all'ingresso del Golfo Persico. Essa è circondata da una strada costiera che apre la vista ad un paesaggio formato da rocce sedimentarie e materiali vulcanici caratterizzati da svariati colori. Infatti, non a caso, essa è anche soprannominata “l’isola arcobaleno dell’Iran” ed è diventata famosa per la tinta rossastra del suo mare e della sua spiaggia la quale, in alcune parti del territorio, è anche colorata da un nero argento scintillate. Questa caratteristica, spesso oggetto di superstizioni e credenze, è dovuta ad una elevata concentrazione di ossido di ferro, che qui viene chiamato “Gelack”, usato sia per cosmetici, stoffe e ceramiche, sia come colorante alimentare o come salsa da spalmare sul pane azzimo. Infatti, Hormuz è anche famosa per essere forse l’unica isola al mondo dove la terra può essere mangiata. Oltre a queste peculiarità, l’isola è formata anche da montagne colorate poiché possono vantare della presenza di diversi minerali che offrono al paesaggio svariati colori. Tale caratteristica è dovuta grazie agli strati di roccia vulcanica disposti in modo non uniforme durante il raffreddamento. Un’altra montagna particolare è conosciuta come la Dea del Sale. Essa si trova nella parte occidentale dell'isola ed estende al suo interno le sue grotte pallide con pareti ricoperte da cristalli di sale scintillanti. Oltre a queste ultime vi è anche l’ipnotica grotta arcobaleno al cui ingresso si possono vedere rocce di sale, ma addentrandosi i colori diventano sempre più intensi. La sua origine è dovuta alla stratificazione di rocce sedimentarie e saline che creano un luogo variopinto. L’isola di Hormuz è un posto di rara bellezza ma essa è resa ancor più unica dall’architetto iraniano-americano Nader Khalili il quale, per offrire un riparo alla comunità del posto, ha fatto costruire il Majara Residence ossia una soluzione abitativa smart, ecologica e sostenibile.

MAESTOSI EDIFICI SONO “SOSPESI IN ARIA” SOPRA LA PIANURA DELLA TESSAGLIA, IN GRECIA. SONO I MONASTERI DI METEORA CHE FURONO COSTRUITI DAI PAZIENTI EREMITI PER DIFENDERSI DAI NEMICI. Meteora è una famosa località ubicata nella regione della Tessaglia, nei pressi della cittadina di Kalambaka, in Grecia. Il suo nome in greco significa “in mezzo all'aria” o “sospeso in aria” e fa riferimento ad un importante centro della Chiesa ortodossa. Questo luogo è caratterizzato da un sistema roccioso composto da una miscela di arenaria e conglomerato, formatosi nei fondali circa 60 milioni di anni fa ed emerso quando si abbassò il livello del mare. I primi eremiti, che arrivarono in questa zona, si insediarono nelle grotte scavate nei pinnacoli, intorno al X secolo, in piena epoca bizantina. Col tempo ebbero la necessità di costruire sempre più in alto poiché dovettero difendersi dagli attacchi nemici. In particolare essi edificarono i monasteri portando in cima il materiale, ma anche le persone, con l’uso di ceste e scalette. Le loro strutture resistettero per secoli fino a quando le scorrerie portarono Meteora ad un graduale declino dal XVII secolo alla seconda guerra mondiale. Tuttavia, dopo il conflitto, si tornò alla normale vita monastica e, dei 24 monasteri originari, 6 sono rimasti tutt’oggi abitati. Vediamoli insieme. Varlaam fu fondato nel 1517 dall’eremita Varlaam e per costruirlo ci vollero 22 anni portando i materiali in cima con le funi; Aghia Triada fondato dal monaco Dometio nel XV secolo e usato per il film di James Bond “Solo per i tuoi occhi” Agios Nikolaos risale forse al XIII secolo ad opera di Nicanor Anapavsas. È il più piccolo di quelli ancora attivi e, per raggiungerlo, bisogna salire numerosi gradini scavati nella parete rocciosa; Roussanou è un monastero femminile, fondato nel 1545 da Joasaph e Maximos, costruito sulle rovine di una antica chiesa; Megalo Meteoro è il più importante delle strutture di Meteora. Esso fu fondato da Sant’Atanasio intorno al 1340, una delle figure più note del monachesimo ortodosso; Agios Stefanos risale al 1191 ad opera dell’eremita Iérémias. Qui vi è custodito il teschio di San Haralabos, che è stato donato dal principe Drăculea.

UN “MAGICO OGGETTO” HA PERMESSO AI VICHINGHI DI SCOPRIRE L’AMERICA PRIMA DI CRISTOFORO COLOMBO! È LA “PIETRA DEL SOLE” CHE PERMETTEVA AI NAVIGATORI DI ORIENTARSI IN MARE NELLE GIORNATE NUVOLOSE. In molti racconti, nelle antiche saghe nordiche, come in quella di Sant’Olaf, vengono citate le cosiddette sólarsteinn ossia “magiche” pietre che venivano utilizzate per navigare in condizioni di tempo nuvoloso. Gli scienziati ritengono però che tali oggetti non sono solo una leggenda ma esistono davvero. Infatti la loro presenza è stata attestata negli inventari di chiese e monasteri del XIV-XV secolo, ma anche nella scoperta del 2013 nelle Isole Normanne, dove è stato trovato un cristallo squadrato in una nave da guerra elisabettiana del XVI secolo. Nello specifico si tratta di cristalli di calcite, chiamati dai navigatori vichinghi pietre del sole o anche spato d’Islanda, in quanto il minerale è facilmente reperibile in quest’isola e nei Paesi nordici. In base ad uno studio ungherese pubblicato su Royal Society Open Science queste pietre potevano in effetti servire a rintracciare la posizione del sole anche quando il cielo era completamente coperto. In particolare grazie alla sua birifrangenza il raggio del sole che lo attraversa viene scomposto in due parti creando due immagini a seconda della polarizzazione della luce. Se il cristallo viene girato nella direzione giusta, è possibile ottenere un’unica immagine, determinando così la posizione del sole anche nelle giornate nuvolose. Oltre a questa straordinaria scoperta, si sospetta che la pietra del sole abbia permesso ai vichinghi di scoprire l’America già svariati secoli prima di Cristoforo Colombo. Infatti uno studio pubblicato su Antiquity si è basato sull'analisi di alcuni resti di legno trovati in Groenlandia che fu occupata tra il 985 e il 1450 d.C. Osservando la struttura cellulare del legno, i ricercatori hanno sostenuto che non provenisse dall'Europa settentrionale, ma dalle Rocky Mountains canadesi. In definitiva ancora oggi nessuno ha testato i viaggi che facevano i vichinghi con la pietra solare ma si sta provando ad effettuare delle simulazioni a computer per indagare se il minerale potesse essere affidabile per raggiungere l’America.

​​​

MISTERIOSE CASE FATATE SONO STATE SCAVATE TRA LE ROCCE DELLA SARDEGNA PRENURAGICA. SONO LE BIZZARRE DOMUS DE JANAS, OSSIA TOMBE CHE ACCOGLIEVANO I DEFUNTI IN ATTESA DEL LORO VIAGGIO NELL’ALDILA’. Le Domus de Janas sono delle grotticelle artificiali scavate nella roccia della Sardegna prenuragica, realizzate nel Neolitico ossia già a partire dal IV millennio a.C. In seguito con la cultura di Ozieri esse si diffusero in tutta la Sardegna ad eccezione di gran parte della Gallura. Il termine sardo “Domus de Janas” è stato tradotto in italiano come “case delle fate”, essendo le Janas delle benefiche minuscole fate che, secondo la leggenda, tessevano splendidi tessuti d’oro. Esse erano così minute da riuscire ad attraversare, in piedi, le piccole aperture delle loro abitazioni. Nella realtà, invece, tali strutture sono un tipo di tombe realizzate a somiglianza delle case dei vivi allo scopo di accogliere al meglio i propri cari. Infatti la gente della cultura di Ozieri credeva che simbolicamente i defunti dormissero all’interno di queste strutture, come se fossero nel ventre della Madre Terra, per poi intraprendere il viaggio rigeneratore nell’Aldilà. Si possono trovare grotticelle a forma di capanna rotonda con il tetto a cono ma anche con spazi rettangolari corredate di tetti spioventi provvisti di porte e finestre ma anche di focolari, colonne, zoccoli, bacili e false porte. Esse sono spesso collegate tra loro a formare dei veri e propri cimiteri sotterranei, con un corridoio d'accesso (dromos), un ingresso e un soffitto alto. Le pareti venivano ornate spesso con simboli magici in rilievo, rappresentanti teste di bovino, spirali ed altri disegni geometrici. Molto frequenti sono le raffigurazioni della testa taurina o delle sole corna come simbolo di rigenerazione per i defunti. Fino ad oggi ne hanno trovate più di 2.400, ma si ipotizza che molte rimangano ancora da scoprire. Riportiamo solo qualche esempio: Domus de Janas di Sedini definita come la cattedrale delle Domus; Domus de Janas di Sa Conca 'e Mortu dal fascino inquietante; Domus de Janas di S'Incantu una delle più spettacolare; Domus de Janas di Borucca; Domus de Janas della Roccia dell'Elefante; le necropoli di Istevene, di Prunittu, di Uniai.

UN “ARCOBALENO LIQUIDO” SI ESPANDE NEL PARCO DELLA SIERRA DE LA MACARENA, IN COLOMBIA. È IL “FIUME DI CRISTALLO” CHE, CON LE SUE ACQUE COLORATE, PIETRE ANTICHE E MARMITTE DEI GIGANTI, REGALA UNO SPETTACOLO CHE INCANTA. Tra le Ande e l'Amazzonia, nel cuore della Colombia, si cela il Caño Cristales, chiamato anche “il fiume dei cinque colori” o "fiume di cristallo" situato nel suggestivo Parco Nazionale Naturale della Sierra de la Macarena. Le acque di questo affluente del fiume Guayabero, da giugno a dicembre, assumono diverse colorazioni: il giallo, il rosa, il verde, il rosso e il blu, creando una sorta di “arcobaleno liquido” lungo oltre 90 chilometri. Questa tavolozza di colori è resa possibile grazie ad una pianta acquatica chiamata Macarenia clavigera che aderisce in modo stabile alle rocce, nei punti in cui il fiume scorre più velocemente. In particolare quando essa è esposta ai raggi del sole assume una colorazione rosso-rosa brillante, mentre se si trova in ombra dona un colore verde acceso che, insieme ai minerali tipici di quest’area, rende l’acqua del fiume scintillante. Inoltre il Caño Cristales è anche famoso per le sue cascate e per le cosiddette “Marmitte dei Giganti” o “Marmitte del Diavolo”. Queste ultime sono delle cavità cilindriche che si formano quando l’acqua corrente s’imbatte in un ostacolo nel letto del fiume e viene costretta a ruotare sempre nello stesso punto. Esse sono state chiamate in questo modo molto probabilmente perché la loro forma ricorda i pentoloni presenti nelle varie leggende, che venivano usati dai giganti o dai diavoli per cuocersi la zuppa. A conferire ulteriore fascino e mistero al luogo vi sono anche le rocce di quarzite risalenti a circa 1,2 miliardi di anni fa, che si stima siano tra le più antiche del mondo. Inoltre, percorrendo i fiumi Duda e Guayabero è possibile trovare resti archeologici come petroglifi e pittogrammi delle culture indigene che abitavano la zona. In definitiva, oltre al fenomeno visto poc'anzi, ci sono delle formazioni rocciose che creano un paesaggio contrastante tra la durezza delle rocce e la delicatezza dell’acqua “dipinta” dai suoi cinque colori.

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
© 2006-2021 Wix.com, Inc
bottom of page
Termini e Condizioni