Alcune parti del mio prossimo saggio “Indagine alle Storie di Fantasmi”
SOSPETTARE CHE GLI ESORCISMI SIANO UNA “TRUFFA MISTICA”, OPPURE UNA FORMA DI SUPERSTIZIONE DANNOSA PER LA SOCIETA’ O CONDANNARE LA SUA PRATICA…SONO ALCUNE IDEE ILLUMINISTE, FIDUCIOSE DELL’INTELLETTO UMANO. Nel XVIII secolo il mondo cattolico era concentrato sull’atteggiamento da tenere rispetto alle pratiche esorcistiche, diviso tra la tradizione conservatrice e lo scetticismo. In particolare in Spagna, l’esorcismo aveva raggiunto il suo culmine attraverso l’impiego di vari manuali contenenti rituali, come l’opera anonima, scritta nel 1725, intitolata “Tratado de exorcismos, muy útil para los sacerdotes y ministros de la Iglesia”. Quest’ultimo testo presentava l’esorcismo come un combattimento spirituale, le cui armi erano la fede incrollabile, la coscienza pulita, l’atteggiamento orante e l’umiltà. Al contrario di questo approccio, in Francia, e anche nel resto dell’Europa, si iniziò a diffondere l’illuminismo, ossia un movimento politico, sociale, culturale e filosofico, che diede maggior fiducia all’intelletto umano ed avviò allo scetticismo, al libero pensiero e all’ateismo. Per questo motivo la pratica esorcistica subì forti pressioni, non solo da parte di coloro che esercitavano la professione medica, ma anche dalla Chiesa e dalle autorità civili di molti paesi cattolici. Ad esempio la Congregazione dell'Indice (organismo della Curia romana) condannò vari manuali esorcistici e i casi di “frode mistica”, soprattutto in Spagna, rendendosi conto che le attività del clero stavano suscitando derisione specialmente tra i filosofi della Francia illuminista. Oppure nel 1758 l’esorcismo venne totalmente proibito nei territori ereditati dall’Austria con un decreto dell’imperatrice Maria Teresa la quale, assieme alle credenze nei vampiri e nella stregoneria, li reputava delle forme di superstizione dannose, nonché destabilizzanti per la società. Infine, per la storica ed archivista E. Brambilla sostiene che non fu un medico a suggerire che la possessione demoniaca potesse essere una “malattia nervosa”, ma un commediografo, il quale ha favorito la possibilità che individui sani, sopraffatti dall’emozione e influenzati della superstizione, si ritenessero vittime del diavolo.
PREVISIONI APOCALITTICHE, LA FINE DEL MONDO, INCONTRO CON CULTURE “SCONVOLGENTI”. ECCO COME LA SCOPERTA DELL’AMERICA “HA INDOTTO” I FRATI AD USARE L’ESORCISMO COME STRUMENTO DI POTERE. La riforma di Martin Lutero del 1517 produsse una frattura all’interno del cristianesimo proprio nello stesso secolo in cui le due grandi potenze cattoliche, Spagna e Portogallo, stavano iniziando la conquista del Nuovo Mondo. Così il dominio spagnolo e portoghese spinse gli ordini religiosi a diffondere il cattolicesimo verso terre molto lontane dove, le diverse culture, stimolarono la fantasia europea come mai prima di allora. Infatti la scoperta dell’America, e la graduale consapevolezza che quel nuovo Paese non era l’Asia, si accompagnò a previsioni apocalittiche, che indusse i primi frati a pensare ad un segno della fine del mondo che avrebbe “autorizzato” loro di predicare la propria religione tra questi nuovi popoli. Per diffondere il credo essi utilizzavano l’esorcismo poiché era considerata la pratica cattolica che più si prestava ad essere assimilata alle credenze indigene. In particolare in America tale rito assunse spesso connotazioni violente ed oppressive, impiegato non per esorcizzare luoghi infestati da presunte apparizioni spettrali, ma dal fatto che in un determinato sito dedicato alle credenze locali fosse stato praticato un culto “satanico”. Infatti, ad esempio, una delle città dell’Impero Inca, Vilcabamba, fu conquistata dagli spagnoli nel 1572 e i due europei, che si insediarono in quest’area, furono i frati agostiniani: Marcos Garcia e Diego Ruiz Ortiz. Quest’ultimo, assieme ad una comunità cristiana, organizzò un progetto di distruzione dei siti religiosi indigeni che prevedeva l’”esorcismo con il fuoco”. Così presso il grande tempio di Chuquipalta appiccò il fuoco ai templi di paglia circostanti ed esorcizzò la sacra roccia bianca (Yurac Rumi). I metodi che utilizzò il frate furono documentati dal funzionario spagnolo Baltasar de Ocampo: “egli distrusse molti santuari da cui furono visti uscire dei demoni, incapaci di resistere alle preghiere, esortazioni ed esorcismi offerti al suddetto Padre e alle fumigazioni con cui li tormentava ed affliggeva”.
​DALL’INCREDULITA’ DEI CINESI NEI CONFRONTI DELL’ESORCISMO, ALL’USO DI QUESTA PRATICA NELLE CASE, NEI TEMPLI E NEI FUNERALI BUDDISTI E TAOISTI. ECCO COME È ARRIVATO IN CINA TALE RITO CATTOLICO. Per contrastare la Riforma di Martin Lutero del 1517, la Chiesa cattolica ricorse alla cosiddetta Controriforma che prevedeva anche la diffusione del cristianesimo cattolico nel mondo. Per poterlo fare si affidò ai missionari della Compagnia di Gesù, fondata e organizzata da Ignazio di Loyola nel 1534. Il primo missionario internazionale gesuita fu Francesco Saverio che si spinse fino al lontano Giappone, prima di morire al largo delle coste cinesi nel 1552. La sua ambizione era quella di evangelizzare la Cina, che non fu compiuta da lui ma dal gesuita Matteo Ricci nel 1582. I primi missionari, che presero contatti con i cinesi, si trovarono inizialmente a confrontarsi con una classe dirigente molto istruita e scettica nei confronti delle loro pratiche esorcistiche. Uno scontro inziale che si rivelò un vero “banco di prova” per i cattolici, ma che trovarono invece un forte riscontro da parte della popolazione rurale. In seguito, nel XVIII secolo, l’esorcismo divenne di uso corrente e venne compiuto regolarmente come parte dei riti funebri buddisti e taoisti, con l’appoggio dello Stato. Così sacerdoti taoisti e monaci buddisti effettuarono anche esorcismi minori, noti come xiaofa, gli stessi usati dai missionari cattolici che non desideravano essere esposti agli esorcismi melodrammatici praticati nei templi. Un altro aspetto che denotava la mescolanza tra cultura cinese e quella occidentale risiedeva nei resoconti esorcistici, nei quali vi era la convinzione prevalente che gli spiriti tendessero a infestare non solo le persone ma anche i luoghi. Quest’ultimo aspetto era tipico delle credenze cinesi, e per i cattolici doveva essere risolto attraverso un loro trattamento esorcistico. Ad esempio nel 1657 il prete Victorio Riccio esorcizzò una casa infestata dal fantasma di una donna che si era suicidata dopo aver litigato con il marito cristiano. Oppure nel 1729, a Luojiaxiang un prete liberò con successo una casa da un demone, raccomandando la famiglia di pronunciare una formula esorcistica. Secondo le credenze, dopo tre giorni il demone lasciò l’abitazione.
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IMPARARE A RICONOSCERE UNA PERSONA POSSEDUTA, CAPIRE SE UN DEMONE HA LASCIATO LA SUA VITTIMA ED IMPARARE IL RITO ESORCISTICO. ECCO COSA C’E’ SCRITTO NEL RITO ROMANUM, IL LIBRO USATO DAGLI ESORCISTI. Nell’età moderna non esisteva alcun rito esorcistico standard approvato, sebbene alcuni fossero più popolari di altri, mentre le formule esorcistiche erano numerose e confusionarie. Un importante ruolo per sistemare la pratica esorcistica fu svolto dal Concilio di Trento (1545-1563) e dalla successiva opera di papa Paolo V, scritta nel 1614 e chiamata Rituale Romanum. Tale testo è un insieme di alcuni libri liturgici della Chiesa cattolica che contiene le disposizioni per celebrare diversi riti come il battesimo, il matrimonio, le esequie, ecc. La parte dedicata al rituale esorcistico è contenuta nel XII capitolo e intitolata De exorcizandis obsessis a dæmonio dove cerca di conservare un attento equilibrio fra scetticismo e credulità. In particolare nel primo capitolo è inerente alle norme che deve osservare l’esorcista al cospetto di una fenomenologia così complicata, mentre l’altro capitolo è dedicato al rito per esorcizzare i posseduti dal demonio. Per questo motivo sono stati tracciati dei criteri riconoscere una persona posseduta, tra cui: 1. è necessario capire se il posseduto parla o capisce lingue sconosciute; 2. se può riferire fatti ed eventi avvenuti in epoche remote e dei quali non può essere venuto a conoscenza direttamente o per racconti di altre persone; 3. se manifesta una forza fisica superiore a quella tipica della sua età e chiaramente oltre alle capacità umane; 4. se mostra avversione per il sacro come oggetti, immagini sacre, chiese, ecc. D’altro canto l’esorcista è avvisato anche nel caso in cui i demoni si nascondono o fingono di lasciare la vittima, incoraggiandolo ad insistere nel rituale oppure lo invita ad ostacolare eventuali “scappatoie” ideate dalle streghe che tentano di causare la possessione. In definitiva il Rito Romanum è un testo che non divenne mai obbligatorio ma raccomandato, ed è stato presente nella liturgia ufficiale della Chiesa cattolica dal 1614 fino ad arrivare ad oggi subendo diverse modifiche.
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DALLA PERSONA IRASCIBILE A QUELLA DEDITA ALLA SESSUALITA', DA QUELLA PERFIDA A QUELLA PIGRA. ALCUNI INDICATORI DI COME I DEMONI SCELGONO LA LORO VITTIMA IN BASE ALLA TEORIA DEGLI UMORI. La teoria degli umori era una dottrina che fu accolta dalla medicina antica, medievale e rinascimentale, concepita dal medico greco Ippocrate di Coo (460-377 a.C.). In particolare lo studioso sostenne che il corpo umano fosse governato da quattro fluidi fondamentali, conosciuti come “umori”: sangue, bile gialla, bile nera e flegma, i quali costituivano la natura del corpo umano. Nel caso in cui fossero combinati in modo armonico, allora avrebbero condotto l’uomo ad avere un buon stato di salute; mentre, al contrario, se fossero stati sproporzionati ne avrebbero causato la malattia. La cura consisteva, ovviamente, nel riportare l’equilibrio tra gli stessi. Con il medico romano Galeno (131-201 d.C.) la teoria umorale divenne anche una teoria della personalità: la predisposizione all'eccesso di uno dei quattro umori definì quattro tipi di temperamento: 1. sanguigno (che fu descritto come: allegro, goloso e dedito a una sessualità giocosa); 2. collerico (irascibile, permaloso, furbo, generoso e superbo); 3. melanconico (debole, perfido, triste); 4. flemmatico (lento, pigro, sereno e talentuoso). Sulla base di queste antiche teorie, il cardinale Federico Borromeo scrisse, nel suo libro Misticismo vero e falso delle donne (1616), quali furono le caratteristiche per riconoscere le potenziali vittime della possessione da parte dei demoni. Secondo l’autore tra i quattro caratteri citati pocanzi, erano i malinconici che potevano essere più soggetti per questo genere di manifestazione. Infatti li considerava sofferenti nel corpo e nell’anima, più sensibili alle aggressioni demoniache a cui spesso soggiacevano senza riuscire a reagire, precipitando così in un vortice di dolore. Inoltre altri tipi di persone che potevano cadere nel mirino del demonio erano ad esempio: le persone ignoranti, poco intelligenti che il Maligno poteva illudere con svariate fantasie orribili e i soggetti emotivi, predisposti all’esperienza mistica ma senza essere sufficientemente maturi.
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​CONOSCERE IL LINGUAGGIO DEI DEMONI, INTERROGARE IL MALE, IDENTIFICARE LA POTENZIALE VITTIMA ADATTA ALLA POSSESSIONE DEMONIACA. ECCO COME NEL MEDIOEVO LE ENTITA’ MALIGNE DIVENNERO PIU’ “FISICHE”. Per la storica Nancy Caciola nel medioevo il più delle volte la possessione divenne un’attività sempre più fisica a tal punto che l’entrata e l’uscita di una presunta entità maligna, dalla vittima, era considerata come una reale “ingestione ed espulsione” di un essere materiale. Infatti nel XV secolo gli esorcisti esorcizzavano le singole parti del corpo, come ad esempio il cuore, poiché si credeva che i demoni avessero il potere di conoscere e condizionare la sede della volontà. In questo periodo ci fu inoltre un rapido incremento della produzione di testi esorcistici caratterizzati da una grande varietà: da quelli contro la stregoneria, alle preghiere dei santi fino alle ricette farmaceutiche. Infatti, da questi manuali emerse anche un nuovo modo di porsi con l’indemoniato, ossia l’interrogatorio che l’esorcista compiva nei confronti dell’entità che possedeva la vittima. Se in precedenza, infatti, il sacerdote si rivolgeva al demone in modo retorico, nel XV secolo si iniziò a chiedergli di identificarsi e di dichiarare l’ordine infernale a cui apparteneva. Di conseguenza, è facile intuire che l’esorcismo non fu considerato banale ma regolarmente controllato e perfezionato da specialisti, fin tanto che si tentò di stabilire una potenziale distinzione tra indemoniati e malati mentali o semplici squilibrati. Per tale distinzione nel medioevo sopravvivevano e prosperavano spiegazioni che risalivano all’antichità. In particolare il cardinale Federico Borromeo (1564-1631) scrisse il libro “Misticismo vero e falso delle donne”, un testo che dichiarava la difficoltà incontrata dagli ecclesiastici di stabilire i veri fenomeni di possessione. Nell’opera vi è anche la descrizione della persona più adatta all’esperienza mistica e alla possessione diabolica. In accordo con Aristotele, il cardinale scrisse che le persone più incline a queste manifestazioni erano coloro che avevano un carattere melanconico caratterizzato da attacchi di ansietà, depressione e stanchezza.
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DAI TALISMANI CHE ATTIRANO LE ENERGIE POSITIVE AGLI AMULETI CHE SCACCIANO LE ENERGIE NEGATIVE FINO BERE E MANGIARE LE FORMULE MAGICHE. ECCO ALCUNI RIMEDI CHE DOVREBBERO OSTACOLARE IL MALE. In generale in qualunque religione che preveda l’esistenza e l’azione di potenze demoniache è previsto l’esorcismo ossia un rito mediante il quale una persona investita di potere sacro, come: sacerdoti, sciamani, stregoni, mistici, ecc., scaccia una presunta entità negativa dalla vittima o dai luoghi o cose in cui si è insinuata. Questa pratica può “trasferire” la sua presunta efficacia attraverso l’utilizzo di diversi strumenti che avrebbero la specifica funzione di ostacolare l’accesso del “male” ma anche di proteggere la persona. Ad esempio vi sono i talismani che hanno la presunta capacità di attirare le energie positive (il classico portafortuna) e di incrementare determinate capacità in chi li possiede. Oppure gli amuleti, invece, non trasmettono certe qualità ma si presume abbiano il potere di difendere la persona dalle negatività. Un altro importante strumento che ostacola il male è la scrittura magica di cui ne abbiamo una precisa indicazione nei casi di grafofagia, ossia una pratica che consiste nell’ingerimento di testi scritti con la funzione sia terapeutica sia oracolare. La sua origine va ricercata nelle tradizioni della cosiddetta “acqua scritta” presente anche nell’antico Egitto, soprattutto dalla XXII alla XXX dinastia (945 a.C. – 343 a.C.). Qui vi erano statue guaritrici coperte di testi magici e, su di esse, veniva versata dell’acqua che poi andava a raccogliersi nei bacili ai piedi delle sculture. Questo liquido, impregnato dell’efficacia dei simboli, veniva bevuto come sostanza medica. Un’altra esperienza grafofaga è rintracciabile nella cultura tibetana, dove sono diffusi gli amuleti commestibili, cioè piccoli pezzi di carta sui quali sono riprodotte delle sillabe, spesso prive di significato, ma articolate in modo tale da formare figure geometriche complesse. Ogni amuleto possiede delle caratteristiche terapeutiche in base alla forma assunta dai gruppi di sillabe, che viene poi ingerito dal malato per guarirlo da specifiche malattie.
​TRASFORMARE GLI ANTICHI DEI IN ENTITA’ MALVAGIE, CREDERE CHE I MAGHI COOPERINO CON I DEMONI E FAR DIVENTARE I SANTUARI PAGANI LUOGHI DOVE SI SVOLGONO GLI ESORCISMI. SONO ALCUNI ASPETTI DELLA CONVERSIONE DAL PAGANESIMO AL CRISTIANESIMO. Fra la metà del II secolo e la metà del III secolo, la demonologia cristiana trasformò gli Dei del mondo antico in esseri malvagi e i pagani, o credenti ricaduti nel paganesimo, venivano spesso descritti come dominati e posseduti da tali entità. La Chiesa romana per esorcizzare quest’ultime persone ricorrevano alla Traditio Apostolica ossia una raccolta di canoni e norme liturgiche dove si specifica che i possibili indemoniati dovevano essere prima esorcizzati e poi battezzati. Tutto ciò portava a credere che l’esorcismo cristiano fosse essenzialmente un rito magico, anche se la Chiesa si impegnò di distinguerlo dalla magia. Infatti, quest’ultima era considerata come una “tecnica” per catturare il divino e i maghi operavano sortilegi, spesso illusori o presunti, in cooperazione con forze demoniache asservite attraverso manipolazioni materiali. Questa attività si poneva in contrasto con quella dei fedeli, che ricorrevano a semplici preghiere e suppliche per invocare l’aiuto di Dio. Nel corso del IV secolo e anche in seguito, attraverso rituali esorcistici, il clero trasformò i luoghi sacri, dediti agli antichi Dei pagani, in nuovi santuari dove le divinità cristiane “esercitavano” il loro potere. In particolare questo cambiamento fu dimostrato quando il vescovo romano Martino di Tours ordinò agli indemoniati posseduti da Giove e Mercurio di riconoscere il Dio cristiano e i santi al suo servizio. I santuari divennero, così, lo scenario di una forma di “teatro demoniaco”, in cui i fedeli e posseduti si riunivano per ammirare spettacoli straordinari, come quello dell’uomo indemoniato che rimaneva a testa in giù, con i piedi per aria, nel santuario di San Felice di Nola, nell’Italia del IV secolo. In un mondo che stava mutando, e con la progressiva accettazione sociale del cristianesimo, gli esorcismi rassicuravano la gente in quanto rispecchiavano la giustizia romana e custodivano gli antichi valori cristiani.
DA BANALE PROCESSO CHE FU USATO ANCHE PER RISOLVERE I PROBLEMI DEL MAL DI DENTI AL RITO DI PURIFICAZIONE E LIBERAZIONE DALLE ENTITA’ DEMONIACHE. ECCO COME L’ESORCISMO DIVENNE UNO STRUMENTO DI POTERE. Tra il 1100 e il 1300 la pratica esorcistica operata dai sacerdoti entrò in profonda crisi e i fedeli, alle prese con la possessione diabolica, erano incerti sul da farsi. Così, per scacciare il diavolo, di solito si attingeva da una mescolanza di reliquie, dal rito della comunione e dall’esorcismo battesimale. Era quindi un processo banale, usato ad esempio come soluzione per convertire i pagani, per il mal di denti o per evitare le tentazioni sessuali. Intorno al XIV secolo ci fu però un punto di svolta: con il pontificato di Giovanni XXII (1316-1334), l’Europa occidentale iniziò ad avere un atteggiamento diverso nei confronti della magia, intesa come opera di potenze demoniache. In particolare l’esorcismo venne compiuto, oltre che agli indemoniati sofferenti, anche alle vittime di magia e stregoneria, con lo scopo di purificarli dal peccato e liberarli dall’influenza demoniaca. Quindi questo strumento divenne più potente rispetto al passato anche perché fu usato per ottenere una maggiore coesione e autorità di una Chiesa in crisi. Per quanto riguarda i sintomi degli indemoniati nel Medioevo erano vari ed includevano: urla, bestemmie, mutismo, contorsioni con il corpo, paralisi. Le vittime erano quasi tutte donne, in parte uomini e con meno probabilità le figure ecclesiastiche. La pratica esorcistica non fu solo compiuta ai posseduti ma anche contro le streghe nel XV secolo le quali divennero fonte di grande preoccupazione per il clero. Uno dei primi testi ad occuparsi di stregoneria fu il Formicarius, composto dal domenicano J. Nider nel 1431, che fu il precursore del Malleus Maleficarum, un trattato risalente al 1486 e scritto dal domenicano H. Kramer assieme al confratello J. Sprenger, con lo scopo di reprimere l'eresia, il paganesimo e la stregoneria. Rispetto a queste opere, l’esorcismo era un’arma secondaria nella guerra verso le streghe e, per molti inquisitori, era concepito come un rimedio verbale simile al rimedio erboristico.
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DALLA CROCE DI ANKH ALL’USO DELLE MANI CHE “ATTIVA” LA GUARIGIONE SOPRANNATURALE FINO A COSPARGERE L’ACQUA SANTA. SONO ALCUNE PRATICHE DELL’ESORCISMO GIA’ PRESENTI IN ALTRE CULTURE. Nei primi secoli d.C. il rito esorcistico iniziò a prevedere, oltre ai comandi verbali, orazioni, invocazioni, formule ecc., anche diverse azioni per purificare il proprio cammino di fede, tra cui ad esempio: il segno della croce, l’impostazione delle mani e l’aspersione con l’acqua benedetta. Per quanto riguarda la croce, ossia il braccio orizzontale che poggia al di sopra di quello verticale, viene anche detta croce Tau o di S. Antonio o egizia. Infatti, tale simbolo ricorda la croce di Ankh, usata sia dagli antichi egizi come simbolo di vita, riproduzione e rinascita, sia dalla comunità cristiana (Copti) originaria d’Egitto. Essa fu già stata rilevata anche nelle incisioni rupestri preistoriche e protostoriche ed usato nella cultura dei Bantù, degli indiani d’America Navajo o dei tibetani. Con il cristianesimo la croce divenne simbolo della vittoria sul peccato e sulla morte, nonché strumento di protezione ed esorcismo. Nella ritualità esorcistica è prevista anche una certa impostazione delle mani, ossia un atto simbolico già presente in altre culture poiché la mano rappresenta il mezzo che attiva la guarigione soprannaturale. Nel rituale cristiano essa assume il ruolo di trasmettere la forza dello spirito che consente di allontanare i demoni, di guarire gli ossessi e gli ammalati. Va ricordato che l’impostazione della mano destra corrisponde ad uno dei primi segni esorcistici: è infatti presente nel battesimo, nella cresima e nell’estrema unzione. Anche per quanto riguarda l’uso dell’acqua, come elemento sacro, lo ritroviamo spesso in moltissime religioni poiché essa possiede, anche simbolicamente, molteplici proprietà tra cui: fecondità, segno della mediazione divina e purificazione ovvero l’acqua che elimina le impurità, guarisce ed esorcizza. Ed ecco quindi alcune fasi salienti del rito esorcistico: il sacerdote indossa le vesti liturgiche; benedizione dell’acqua; recitazione delle preghiere; imposizione delle mani; segno di croce sull’ esorcizzato.
DA STRANI FENOMENI FORSE RICONDUCIBILI A UNA FORMA DI EPILESSIA AL TRADIMENTO DI GIUDA ISCARIOTA. ECCO ALCUNE MANIFESTAZIONI CHE AL TEMPO DI CRISTO ERANO SCAMBIATE PER SINTOMI DELLA POSSESSIONE DEMONIACA. I vangeli sinottici riportano una quarantina di testi dedicati ai demoni, alcuni dei quali trattano dei fenomeni della possessione demoniaca. Gesù ritenne che l’uomo potesse essere posseduto da uno o più spiriti maligni, la cui nefasta attività si configura come una vera e propria inabitazione nel corpo dell’uomo. Rispetto agli episodi di possessione presenti nei Vangeli, è possibile rilevare svariati sintomi della fenomenologia tra cui: il demonio può provocare il mutismo, la sordità e la cecità al posseduto, infermità, che spariscono in seguito alla fuoriuscita dello spirito maligno in forma invisibile. In altri casi l’indemoniato rivela il suo stato attraverso manifestazioni fisiche come cadere a terra, mostrare irrigidimento e contorsione delle membra, digrigna i denti e schiuma alla bocca. A tal proposito nel Vangelo secondo Marco si racconta di un giovane che era posseduto fin dall’infanzia, anche se da un punto di vista clinico le sue manifestazioni sembrerebbero riconducibili a una forma di epilessia. In particolare un padre portò suo figlio da Cristo e gli disse: “Maestro ti ho portato mio figlio, che è posseduto da uno spirito muto, il quale, quando lo afferra, lo sbatte di là e di qua ed egli emette schiuma e digrigna i denti e poi diventa rigido”. Cristo si rivolse al demone: “Spirito muto e sordo, io te lo ordino: esci da lui e non vi rientrare più!”. Lo spirito “urlando e scuotendolo con violenza, ne uscì lasciandolo come morto”. Un altro personaggio di rilevante importanza nella possessione fu senz’altro Giuda Iscariota. Nel Vangelo secondo Luca si attesta che Giuda, uno dei dodici discepoli si mise d’accordo con i sommi sacerdoti di consegnare loro Gesù in cambio di 30 monete d’argento (circa 2800 euro attuali). Rispetto a questo tradimento, secondo l’evangelista, fu Satana ad impossessarsi del corpo di Iscariota e quest’ultimo, quindi, ne fu la vittima; ma non si hanno notizie sul come e sul quando il diavolo prese possesso del corpo dell’apostolo traditore.
AI TEMPI DI GESU’ GLI ESORCISMI NON PREVEDEVANO L’USO DELL’ACQUA SANTA, DELLA CROCE E DI PARTICOLARI FORMULE. ECCO COME IL RITO ESORCISTICO DA SEMPLICE PRATICA DIVENNE PIU’ COMPLESSA. Per provocare la fuoriuscita del Diavolo o dai demoni dall’ossesso, Gesù non adoperava elementi materiali come: anelli, talismani o suffumigi; non faceva uso della gestualità, non pronunciava formule, nomi sacri o parole magiche, ma esorcizzava con semplici ma autorevoli comandi verbali, caratterizzati dall’espressione imperativa “esci”. In alcuni casi operava anche liberazioni a distanza, senza neppure incontrare personalmente il posseduto. Infatti nei primi secoli del Cristianesimo non erano applicate formule specifiche per esorcizzare, ma piuttosto era diffusa la credenza che i fedeli, dotati di un potere carismatico simile a Gesù, potessero combattere i diavoli. Solo col tempo il rito esorcistico iniziò ad includere, oltre comandi verbali, orazioni, invocazioni, ecc., anche altre pratiche, tra cui ad esempio: 1. la gestualità che la possiamo trovare nell’opera Excerpta ex Theodoto del teologo Clemente Alessandrino (150-215) nella quale vi è l’invocazione del nome di Cristo accompagnata dall’imposizione delle mani; 2. l’insufflazione ossia l’atto di soffiare per allontanare demoni e diavoli, che è trattato nell’Apologeticum del filosofo Tertulliano (160-220); 3. il segno della croce presente nell’opera Divinae institutiones del filosofo Lattanzio (250-317) nella quale si sottolinea la sua efficacia come arma molto potente contro i demoni; 4. l’acqua benedetta usata per purificare ma anche eliminare le impurità e un importante riferimento lo possiamo trovare nell’apocrifo Atti di Pietro e Atti di Tommaso; 5. tra le altre azioni simboliche effettuate dall’esorcista vi è quella di porre la stola viola (colore della penitenza, espiazione e lutto) sul corpo della vittima posseduta, poiché rappresenta una sorta di “barriera di sbarramento” per il diavolo. In definitiva è possibile già rintracciare alcuni aspetti salienti del rituale esorcistico, come: mostrare la croce accompagnata da formule; impostare le mani; usare l’acqua santa, farsi il segno della croce e usare vestiti liturgici come portare la stola di color viola.
​DAL GUARIRE DALLE MALATTIE AL COMPIERE MIRACOLI FINO A LIBERARE LE PERSONE POSSEDUTE DAGLI SPIRITI MALIGNI. ECCO COME CRISTO DIVENNE UN MODELLO PER I FUTURI ESORCISTI IN OCCIDENTE. Le scritture del Vecchio e del Nuovo Testamento ma anche i Vangeli sono un’importante documentazione per riconoscere le basi sulle quali si sorregge la tradizione cristiana, sia per la possessione sia per l’esorcismo. In particolare nell’Antico Testamento, vi sono casi in cui la possessione diabolica induce le persone a compiere azioni contro i propri simili. Un esempio è quando Saul, primo re degli israeliti, sotto l’influenza di uno spirito malvagio che lo possedeva, profetizzava contro il proprio volere e lanciava un giavellotto in direzione di Davide, futuro secondo re di Israele. Nel Nuovo Testamento, invece, ad opporsi a Satana, assumendosi così il ruolo di archetipo dell’esorcista, è Gesù, il cui operato si fonda sulla certezza che, contro il demonio, l’arma più potente è la fede. Per quanto riguarda i Vangeli, il Messia, secondo teologi e studiosi, ha un ruolo esorcistico caratterizzato da diverse sfumature. A volte queste pratiche potevano essere intese come: miracoli sulla natura; guarigioni di malattie; guarigioni ed esorcismi e infine resurrezioni. In alcuni casi, Cristo effettuava le sue opere toccando i sofferenti, imponendo le mani quasi ritualmente, ripetendo il gesto, con saliva e soffi. Nei vangeli c’è inoltre un’indicazione ad una strana energia che si credeva fosse posta alla base dei suoi miracoli. Si tratta della dynamis ossia una forma di energia miracolosa, una sorta di fluido sostanziale e impersonale, potente ma anche inerte. È interessante notare che nel I secolo tale termine aveva significati diversi, come hè dynamis usato per indicare quell’energia cosmica dalla quale sia l’universo sia ogni creatura prendevano vita. Infatti gli stoici avevano insegnato ad identificare questa energia con il divino, con un Dio impersonale ed unico. Così Cristo, con la sua attività esorcistica, guariva molti malati di varie malattie e scacciò molti demoni dalle persone. Egli fu, quindi, il modello preso come esempio prima dai discepoli e poi dagli esorcisti.
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DALLA FURIA DEI DEMONI DELL’ANTICA MESOPOTAMIA ALLE SACRE SCRITTURE DELLA BIBBIA NASCE LA POSSESSIONE DIABOLICA…BEN DIVERSA DALLA POSSESSIONE SPIRITICA DEGLI SCIAMANI. Di solito si pensa che la possessione sia un fenomeno da collegare al demonio e al suo potere, ma anche alla fantasia e ai luoghi comuni. In realtà tale concetto è ben più articolato, poiché è presente in svariate culture, con significati diversi e non sempre connesse a qualcosa di malvagio. Ad esempio nelle culture animiste il ruolo degli spiriti è un fatto normale nell’esperienza quotidiana delle persone, così come è normale anche per lo sciamano che “si fa possedere” da possibili entità per i propri riti e pratiche magiche. Una prospettiva completamente diversa è invece quella cristiana, che il fenomeno è ritenuto “diabolico” e negativo, poiché si crede che il demonio abbia il potere di assumere il comando del corpo della vittima manifestando il proprio volere. Infatti il termine possedere deriva dal latino potis ossia padrone e sedere, stare al posto di, e si indica un’anomalia comportamentale causata da una presunta entità “dentro” un soggetto (che può essere un umano, degli oggetti e/o dei luoghi) che ne diventa padrona. Le basi su cui si basa la tradizione cristiana, sia per la possessione sia per l’esorcismo va ricercata nelle scritture della Bibbia. Ed in particolare, nel Vecchio Testamento, sono note le influenze della demonologia mesopotamica, secondo le quali gli spiriti malvagi provocavano presunti fenomeni di “possessione”. Tra il Tigri e l’Eufrate, infatti, vi erano diverse figure simili al modello del diavolo: ovvero esseri dall’aspetto grottesco, associati alle calamità naturali, agli incubi, al mal di testa, e/o ad altre malattie umane. Ad esempio il Dio Nergal, il cui nome corrispondeva a “il furioso signore della città grande” ossia degli inferi, portava, assieme alla sua schiera di demoni, malattie ed epidemie tra la gente; Sag-gig che indicava l’emicrania ma anche il demone colpevole del manifestarsi del disturbo e Pazuzu il quale rappresentava il portatore di tempeste e siccità, raffigurato con ali, zampe ed artigli. Un demone che ha probabilmente influenzato l’iconografia del diavolo occidentale.
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