Se avessimo l’opportunità di andare in qualche museo Egizio, passeggiando tra le varie stanze, forse noteremmo tra i reperti uno strano simbolo spesso presente sulle stele, sulle pergamene o sotto forma di amuleto. Nella religione egizia veniva chiamato Zed (o Djed) e si presenta come un pilastro verticale con diverse linee orizzontali. Un simbolo tanto affascinante quando misterioso poiché ancora oggi il suo significato originale rimane IGNOTO.
Innanzitutto possiamo dire che non è di origine egizia bensì preistorica, precisamente risale al NEOLITICO e viene rappresentato come una sorta di feticcio e usato in parte nei riti agrari della fertilità (1).
Il culto di Djed si diffuse in Egitto a partire dalla città di Memphis quando, secondo le credenze, il Dio creatore Ptah, chiamato “Djed nobile”, nei suoi riti innalzava l’oggetto sacro. Inizialmente fu tradotto con “stabilità” (2) e simbolizzò la vittoria del Dio Osiride sul fratello malvagio Seth. In seguito, a partire dal Nuovo Regno (1539-1075 a.C.), iniziò a rappresentare una vertebra o la spina dorsale di Osiride (3) oppure indicava la resurrezione del Dio, raffigurandolo come un ALBERO, un pilastro cosmico a sostegno del cielo (4).
Ad esempio, come si legge nel capitolo CLV del LIBRO DEI MORTI, l’amuleto garantisce al defunto stabilità della colonna vertebrale e posizione eretta. La formula infatti recita: “Rialzati Osiri. Tu hai di nuovo la tua schiena, tu, il cui cuore più non batte! Hai di nuovo le tue vertebre, tu, il cui cuore più non batte! Ti porto il pilastro–djed in oro, rallegrati.” (5)
Oppure nella stele di Khasekhemui sono presenti i pilastri di Djed con la funzione di colonne che reggono il mondo, il cielo, così da garantire lo spazio d’aria e di terra su cui si esercita l’autorità del monarca (6).
Da questi esempi si capisce che il pilastro Djed, se eretto, significa che la vita continuerà nell’universo; infatti lo stare in piedi vuol dire essere vivi, aver vinto l’inerzia sulla morte e le forze avverse del decadimento (7).
Una prospettiva e un modo di considerare il nostro reperto misterioso che, se vi devo dire la verità, non mi giungono nuovi. Mi spiego.
Come sostiene l’antropologo Massimo Centini, quasi in tutte le antiche culture, l’ALDILA’ ha avuto origine dalla visione dell’universo secondo cui si credeva che esso fosse suddiviso in tre zone cosmiche: il Cielo, la Terra e gli Inferi. Queste dimensioni erano concepite come collegate simbolicamente da un asse centrale o, meglio, dall’ASSE DEL MONDO (Axis Mundi) (8) che, dotato di una “apertura”, un passaggio simbolico, permetteva a divinità, esseri umani e defunti, di spostarsi da un luogo all’altro (9). Esso veniva rappresentato con: alberi, ponti, scale, piramidi, pilastri, montagne, poiché ricordava l’innalzamento verso il cielo, verso il “verticale”, il “supremo” (10).
Un aspetto che non dobbiamo scordare poiché ci servirà a comprendere meglio questo mistero.
Per alcuni studiosi che forniscono un’interpretazione diversa dall’archeologia classica lo Zed non sarebbe semplicemente un simbolo, ma anche una vera e propria TORRE, posta all’interno della piramide di Cheope in grado addirittura di rallentare il tempo. Questa teoria è stata presentata in primis dall’ingegnere appassionato di archeologia Mario PINCHERLE, secondo cui lo Zed fu portato prima dalla Mesopotamia all'Egitto per essere posizionato in cima alla piramide di Zoser e poi trasferito all'interno della piramide di Cheope (11), costruita non per contenere la mummia del Faraone ma per proteggere questo strano oggetto. Per lo studioso il suo scopo è anche quello di condurci in una sorta di dimensione parallela dove il TEMPO e gli eventi procedono contrariamente alla nostra realtà (12).
A fronte della scoperta di questa struttura, che assomiglia alla torre citata pocanzi (vedi figura al punto 10) (13), gli egittologi, invece, sostengono che abbia uno scopo solamente ingegneristico. Nello specifico le sue “intercapedini” avrebbero una funzione di “scarico” per alleggerire il peso dei blocchi superiori rispetto alla Camera del Re, così da evitare il rischio di un collasso strutturale (14).
Giunti alla fine di questo articolo cerchiamo di tirare un po' le somme.
1.Innanzitutto potrei anche accettare che la camera del Re sia una torre di Zed come sostenuto da alcuni studiosi, ma non che sia uno strumento tecnologico; anche perché non ci sono prove scientifiche per poterlo confermare.
L’unica cosa che mi viene da pensare è che Pincerle, per elaborare la sua interpretazione riguardo alle funzionalità della struttura, si sia ispirato alla credenza dell’Axis Mundi che, come abbiamo detto precedentemente, era l’asse cosmico che permetteva lo spostamento di esseri umani, defunti e divinità tra una dimensione e l’altra (15). Esso era rappresentato da: alberi, ponti, piramidi, montagne ma anche pilastri (16) che ricordano, appunto, lo Zed in Egitto.
2. Alcune persone sostengono che non ha senso costruire un’enorme piramide con dentro una colossale torre di granito solo per proteggere simbolicamente il legame tra l’uomo e gli Dei, o per motivi ingegneristici ma che, in realtà, la struttura avesse funzionalità più concrete (17). Vi dirò che, a fronte di questa affermazione, non sono d’accordo: potrebbe essere che gli Egizi avessero unito “l’utile al dilettevole”: nel senso che l’abbiano creato sia per motivi pratici sia per motivi simbolici.
Tra l’altro ci sono state molte religioni che in passato imponevano (o forse alcune impongono tutt’oggi) ai propri fedeli sacrifici di vario tipo, per onorare le divinità, sprecando risorse utili a discapito del proprio popolo. Mi rendo conto che per noi certe pratiche sono ASSURDE, ma non per coloro che vivevano in quell’epoca.
Il nostro problema è che dobbiamo documentarci di più sulla mentalità dell’epoca e considerare il BISOGNO DI CREDERE come un "carburante" che mette in moto a volte le costruzioni più stupefacenti.
Alla prossima.
Aria Shu
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Note dell’articolo:
(1) Damiano-Appia, M., Dizionario enciclopedico dell’antico Egitto e delle civiltà nubiane, Mondadori, Milano, 1996, p. 96.
(2) Damiano-Appia, M., Dizionario enciclopedico dell’antico Egitto e delle civiltà nubiane, Mondadori, Milano, 1996, p. 96.
(4) Rundle, C., R., Myth and Symbol in Ancient Egypt, Thames & Hudson, Londra, 1959, trad. It., Mito E Simbolo Nell'Antico Egitto, Il Saggiatore, Milano, 19992, p. 231.
(5) De Rachewiltz, B. (a cura di), Il libro dei morti degli Antichi Egizi. Il papiro di Torino, Edizioni Mediterranee, Roma, 20012.
(6) Rundle, C., R., Myth and Symbol in Ancient Egypt, Thames & Hudson, Londra, 1959, trad. It., Mito E Simbolo Nell'Antico Egitto, Il Saggiatore, Milano, 19992, p. 231.
(7) Rundle, C., R., Myth and Symbol in Ancient Egypt, Thames & Hudson, Londra, 1959, trad. It., Mito E Simbolo Nell'Antico Egitto, Il Saggiatore, Milano, 19992, pp. 228-232.
(8) L'axis mundi è un termine usato in storia delle religioni ed indica la nozione di asse dell'universo presente in diverse religioni e mitologie.
(9) Mircea Eliade, Le chamanisme et les techniques archaiques de l'extase, Payot, Paris, 1951, trad. it., Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranea, Roma, 2005, p. 283.
(10) Mircea Eliade, Le chamanisme et les techniques archaiques de l'extase, Payot, Paris, 1951, trad. it., Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranea, Roma, 2005, p. 288.
(11) La più grande tra le strutture che compongono la necropoli di Giza. A tal proposito ricordo il mio articolo relativo alla sfinge: https://www.mondidiaria.com/post/tra-le-sabbie-dorate-d-egitto-sorge-un-imponente-creatura-è-la-misteriosa-sfinge-di-giza; e l’altro articolo relativo alle piramidi: https://www.mondidiaria.com/post/il-mistero-delle-piramidi-nel-mondo-strutture-millenarie-presenti-in-luoghi-ed-epoche-diverse
(13) Non dimentichiamo anche l’ultima scoperta: la nuova stanza lunga 30 metri che si trova sopra della Grande Galleria, il cui uso è un mistero. Per approfondimenti l’articolo scientifico di Nature online: https://www.nature.com/articles/s41467-023-36351-0
(15) Mircea Eliade, Le chamanisme et les techniques archaiques de l'extase, Payot, Paris, 1951, trad. it., Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranea, Roma, 2005, p. 283.
(16) Mircea Eliade, Le chamanisme et les techniques archaiques de l'extase, Payot, Paris, 1951, trad. it., Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranea, Roma, 2005, p. 288.
Fonti articolo:
-Damiano-Appia, M., Dizionario enciclopedico dell’antico Egitto e delle civiltà nubiane, Mondadori, Milano, 1996.
-Rundle, C., R., Myth and Symbol in Ancient Egypt, Thames & Hudson, Londra, 1959, trad. It., Mito E Simbolo Nell'Antico Egitto, Il Saggiatore, Milano, 19992.
-De Rachewiltz, B. (a cura di), Il libro dei morti degli Antichi Egizi. Il papiro di Torino, Edizioni Mediterranee, Roma, 2012.
-Mircea Eliade, Le chamanisme et les techniques archaiques de l'extase, Payot, Paris, 1951, trad. it., Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi, Edizioni Mediterranea, Roma, 2005.
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