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Immagine del redattoreAria Shu

LA “PIRAMIDE” SOMMERSA IN GIAPPONE: È OPERA DELLA NATURA O SONO RESTI DI UNA ANTICA CIVILTA’?

Aggiornamento: 21 dic 2021


Immaginatevi di essere dei subacquei e di tuffarvi nelle profondità delle acque blu dell’Oceano Pacifico per ammirare gli squali martello, ma un’insolita sorpresa stravolge completamente la vostra esplorazione e di fronte ai vostri occhi vedete una specie di “PIRAMIDE” sommersa! Questo è quello che capitò al subacqueo giapponese di nome Kihachiro Aratake che, nel 1986, non avrebbe mai immaginato di fare una scoperta, diciamo, archeologica!

Precisamente a 5 metri sotto la superficie del mare, nei pressi della piccola isola di Yonaguni Jima, giace una singolare “costruzione” rocciosa: lunga 50 metri, larga 20, la cui base si trova a 25 metri di profondità. Ma la cosa strana è che questa “struttura” è caratterizzata da piattaforme geometriche intagliate e da un intreccio di scalinate a gradoni (1), oltre ad un particolare strato di quella che qualcuno assimila a una faccia (2). Quindi la PRIMA REAZIONE fu quella di credere che questa “piramide” fosse opera di qualche antica civiltà scomparsa.

Si ipotizza che la civiltà sconosciuta potrebbe essere la Jomon esistita tra i 12000 e i 2000 anni fa nelle isole giapponesi. Link: http://www.ocean4future.org/savetheocean/archives/11458

Così il geologo marino Masaaki Kimura, docente di geologia all’Università delle isole Ryūkyū, quando apprese la notizia, inviò subito una serie di esplorazioni subacquee e fondò la cosiddetta Marine Science and Cultural Heritage Research Association. Egli era convinto che questo ammasso di rocce fosse in realtà una costruzione dell’uomo, risalente a migliaia di anni fa e che facesse parte di un complesso di rovine nel quale se ne celassero altre come: castelli, strade e monumenti, ecc. (3)

In particolare il geologo riteneva che le forme TRIANGOLARI, i fori e i numerosi angoli retti fossero stati creati in punti strategici e che alcuni SEGNI, che si trovano sulle rocce, siano sconosciuti disegni di una civiltà misteriosa. Kimura ipotizza che la “struttura” sia stata realizzata quando il mare ancora non ricopriva la zona, quindi nel 3000 a.C., datazione da lui rilevata per via delle stalattiti trovate all’interno delle caverne sommerse insieme al complesso di rovine.

Per lui fu una grande scoperta che rappresentava finalmente la prova dell’esistenza del continente perduto di MU, ossia un'altra teoria che si basa su un manoscritto MAYA (il Codice Troano) ma, la cui traduzione fatta dall’abate Charles Étienne Brasseur de Bourbourg nel XIX secolo, è completamente errata (4).

Il Codice Troano. Link: http://www.ocean4future.org/savetheocean/archives/11458

Però ovviamente non tutti la pensano come il geologo Kimura. Di fronte ad un MISTERO di questo tipo, a mio avviso, bisogna ascoltare diverse campane e, per capirlo più a fondo, non bisogna affidarsi solo alle interpretazioni più affascinanti, ma anche a quelle diciamo meno belle.

Come in ogni discussione tra due conoscenti è bene quindi dar voce anche ad un’altra versione dei fatti e quindi ad altri PROFESSIONISTI che hanno espresso diversi pareri da Kimura.

Ad esempio il geologo tedesco Wolf Witchmann è stato più volte in immersione nel mare di Yonaguni e secondo lui questo ammasso di rocce è costruito in un corpo unico e quindi i blocchi non sono stati collocati uno accanto all’altro. Inoltre il tipo di roccia di cui è fatto è l’arenaria argillosa che si deposita a strati e ha la caratteristica di spezzarsi facilmente in fratture parallele.

Oltre a questi aspetti la zona è sismica e quindi i movimenti verticali del suolo possono creare dei gruppi di fratture perpendicolari rispetto agli strati orizzontali, dando origine quindi a quelli che ovviamente sono solo in apparenza dei blocchi (5). Questo per dire che la “piramide” in questione non l’ha creata l’uomo, ma la natura. Dello stesso parere è anche il geologo della Boston University Robert Schoch, che ha esplorato questo luogo misterioso affermando che l’arenaria tende a spezzarsi con una certa facilità dando origine appunto a pseudo-blocchi soprattutto per via di faglie e attività tettonica (6).

Rispetto a quello che sostengono i professionisti, ci sono comunque altri luoghi simili al “monumento di Yonaguni”. Ad esempio a Nord dell’Irlanda, dove “giace” il SELCIATO DEL GIGANTE, ossia un affioramento roccioso naturale composto da circa 40 000 colonne basaltiche che si sono create dopo un’eruzione vulcanica tra i 50 e i 60 milioni di anni fa. Le colonne hanno forma prismatica a base esagonale oppure con quattro, cinque, sette o otto lati e si innalzano anche per 28 metri sul livello del mare (7).

Oppure nei pressi delle Bahamas si trova la “STRADA” di Bimini, che è una formazione rocciosa sottomarina che sembra appunto una strada poiché si dispone in una linea lunga 800 metri in direzione nordest-sudovest di blocchi di roccia di forma più o meno rettangolare (8).

Ritornando in Giappone dalla nostra “piramide”, sempre il geologo Robert Schoch, nelle sue immersioni, ha scoperto che sulla sua superficie ci sono dei presunti “buchi” che lui spiega come depressioni e cavità.

D’altro canto, e questo lo sostengo io, quando ho visto la foto del blocco a forma di faccia la prima cosa che mi è venuta in mente non è tanto di una chiara dimostrazione che il “monumento” sia stato creato dall’uomo o altre civiltà, ma che sia opera della PAREIDOLIA VISIVA. In altre parole: avete presente quando guardate le nuvole in cielo e ci vedete un cane o una pecora o altro? Ecco la pareidolia è quando noi diamo una forma significativa a un qualcosa che ha tratti casuali. Secondo me è il caso di questa pietra che sembra un faccione, poi ovviamente su internet ho notato che girano immagini ritoccate così da rendere il “viso” ancora più credibile! Birichini! Quindi se un qualcosa sembra una faccia non significa che lo sia!

In definitiva, tirando le somme questa “piramide” sottomarina è una bizzarra conformazione rocciosa oppure sono resti di una antica civiltà sconosciuta?

Fino ad oggi non ci sono prove che dimostrino scientificamente l’intervento dell’uomo, pertanto anche l’Agenzia per gli affari culturali del governo Giapponese, così come la Prefettura, si sono rifiutati di riconoscere alla “struttura” un valore culturale.


Di recente il geologo Kamura, anche se ha ammesso che la parte centrale è di origine naturale, è ancora convinto che essa sia stata comunque manipolata dall’uomo per renderla più abitabile. Per questo ha deciso che le sue ricerche continueranno ancora nella speranza un giorno di scoprire i resti di una civiltà dimenticata (9).

Io aspetto aggiornamenti!


Alla prossima.

Aria Shu.





Copyright © 2020-2021, “www.mondidiaria.com” – Tutti i diritti riservati.



Note dell’articolo:

(1) Polidoro, M. & Bongiorni, F., Atlante dei luoghi misteriosi dell’antichità, Bompiani, Milano, 2020, p. 101.

(3) Polidoro, M. & Bongiorni, F., Atlante dei luoghi misteriosi dell’antichità, Bompiani, Milano, 2020, p. 101.

(4) Sprague De Camp, L., Lost Continents: The Atlantis Theme, in History, Science and Literature, Remploy; New edition , 1971, trad. it., Il mito di Atlantide e dei continenti scomparsi, Fanucci, Roma, 1980.

(5) Polidoro, M. & Bongiorni, F., Atlante dei luoghi misteriosi dell’antichità, Bompiani, Milano, 2020, p. 102.

(6) Polidoro, M. & Bongiorni, F., Atlante dei luoghi misteriosi dell’antichità, Bompiani, Milano, 2020, p. 102.

(9) Polidoro, M. & Bongiorni, F., Atlante dei luoghi misteriosi dell’antichità, Bompiani, Milano, 2020, p. 102.



Fonti articolo:

Sprague De Camp, L., Lost Continents: The Atlantis Theme, in History, Science and Literature, Remploy; New edition , 1971, trad. it., Il mito di Atlantide e dei continenti scomparsi, Fanucci, Roma, 1980.


Polidoro, M. & Bongiorni, F., Atlante dei luoghi misteriosi dell’antichità, Bompiani, Milano, 2020, p. 102.





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