Ammettiamolo: da sempre gli Egizi sono avvolti dal mistero a tal punto che ancora oggi sono oggetto di studio e ricerche da parte di storici, archeologi e, perché no, appassionati di tutto il mondo.
Quindi pensare a loro sarebbe come fare un salto nel passato, in una terra lontana fatta di usanze, credenze e tradizioni che ci fanno percepire una mentalità diversa, antica, estranea ai “nostri occhi” ma comunque affascinante, oserei dire quasi ipnotica. Questo fascino quasi “mistico”, un bel giorno, “MI FU INTERROTTO” da qualcosa che conosco molto bene, diciamo appartenente al mondo di oggi!!!
Sbirciando sul web tra immagini di meravigliosi templi egizi, mi ritrovo ad osservare un particolare molto incoerente rispetto alla cultura dell’epoca… diciamo FUORI DAL TEMPO!
Ebbene ad Abydos (1), una delle più antiche città dell'Alto Egitto, a circa 11 km ad ovest del Nilo, sorge uno splendido luogo di culto dedicato ad Osiride, costruito e ricostruito in un arco di oltre 3200 anni di storia, dalla I alla XVI dinastia. All’interno di esso, la tradizione vuole che fosse conservata la testa di questa divinità dei morti e non a caso era anche il luogo di pellegrinaggio degli antichi Egizi poiché si credeva che l’ingresso per l’Aldilà fosse collocato sulle colline desertiche a ovest del sito (2).
Tutto molto affascinante, ma arriviamo alla questione!!! Nella sala ipostila del tempio di Seti I, vi è una parete decorata con geroglifici che sembrano riportare, sentite un po’: un DISCO VOLANTE, un CARRO ARMATO e un ELICOTTERO Apache (3)! Davvero singolare poiché sono rappresentazioni di oggetti indubbiamente incompatibili con la tecnologia dell’epoca e fa pensare che strane creature, non di questo mondo, siano approdate sulla nostra terra tantissimi anni fa.
Naturalmente questi ARTEFATTI FUORI LUOGO (4) non potevano non attirare l’attenzione di ufologi e sostenitori della teoria del paleocontatto, i quali ne hanno fornito varie ipotesi tra cui:
1. i geroglifici in questione potrebbero rappresentare un CONTATTO diretto tra gli antichi Egizi e gli alieni che avrebbero fornito loro le conoscenze necessarie per costruirsi un aereo;
2. altra ipotesi è che gli alieni e le persone non avessero avuto NESSUN CONTATTO ma gli Egizi li avrebbero semplicemente osservati e poi rappresentati sotto forma di geroglifici (5).
Quindi ufologi e sostenitori della teoria degli antichi astronauti affermano che questi rilievi servono come prova diretta del contatto con l'intelligenza extraterrestre (6).
Di fronte a queste ipotesi ammetto di essere affascinata, in quanto sono super appassionata del famosissimo film Stargate! Ma c’è un qualcosa dentro di me che mi spinge ad andare più a fondo, a non fermarmi subito alle apparenze e alle emozioni che mi può dare!
Come al solito quando mi trovo di fronte ad un MISTERO, non lo guardo nella sua interezza ma cerco di capire e analizzare le parti di cui potrebbe essere fatto, per avere una maggior comprensione.
Oltre alle teorie di ufologi e sostenitori degli antichi astronauti, ci sono altri aspetti, a mio parere, che dobbiamo tener conto. Facciamo, quindi, un percorso insieme attraverso il mio consueto e simpaticissimo elenco puntato.
1. LE ABITUDINI DEGLI EGIZI. Questo popolo aveva l'abitudine di descrivere tutto quello che riteneva importante. Ma quando lo faceva non spiegava le cose perchè dava per scontato che fossero comprensibili a chi leggeva. Questo significa che i reperti archeologici che giungono a noi oggi ci possono tranquillamente risultare misteriosi (7). Come molti sanno gli Egizi sono il Top dei misteri, non è una novità!
2. I SEGNI DEL TEMPO. Inoltre dobbiamo considerare che ai tempi dei faraoni alcuni geroglifici, lasciati dal predecessore, venivano aggiornati coprendo tutto con uno strato di intonaco che poi decoravano con geroglifici e illustrazioni (8). Questo lo facevano per risparmiare tempo e denaro.
Potete immaginare quindi che, nel corso dei millenni, parte dell’intonaco SOPRASTANTE si può parzialmente sgretolare, lasciando il posto ai segni precedenti combinati a quelli più recenti (9).
Ed è stato proprio il caso di questo magnifico tempio. Quando Ramses II divenne faraone, nel 1279 a.C., alcuni dei geroglifici nel tempio di Seti I furono modificati rispetto a quelli precedenti, il che portò alla creazione, casuale e non volontaria, della forma che sembra descrivere elicotteri e navi spaziali. La nuova scrittura veniva realizzata intonacando nuovamente la parete e scrivendo sopra l’antico testo (10). Detta così sembra incredibile ma non impossibile che i segni del tempo possano portare a forme che noi conosciamo molto bene.
3. COME VEDIAMO IL REPERTO. Di solito non tutti hanno la possibilità di vedere il reperto dal vivo, per svariati motivi e quindi dobbiamo ACCONTENTARCI ovviamente delle immagini proposte da internet. Come molti sanno è semplice applicare al giorno d’oggi un piccolo ritocchino ad una foto. Non voglio dire che i segni in questione non assomiglino ad un elicottero, carro armato, ecc., ma che qualcuno potrebbe aver, diciamo, “contribuito” a rendere i contorni più netti, al fine di convalidare le proprie teorie e SOFFOCARE il beneficio del dubbio. In particolare, se vogliamo far la punta ai chiodi, il cartiglio nel tempio di Abydos è scolpito nella tipica pietra arenaria, usata per costruire i templi in tutto l'antico Egitto, ma sulla foto mostrata in una rivista (chiamiamola “XY”) e su molti siti web sembra quasi che sia di bronzo o rame (11), evidenziandone di più le forme.
Se invece, caso contrario, avessimo la possibilità di andare a visitare da turisti il tempio di Abydos, la parete in questione è posta in alto e illuminata artificialmente. Queste condizioni ne implicano un limite nell’osservare accuratamente i geroglifici, facendoci ingannare dalla luce e dalle ombre (12) … e da un altro trabocchetto (13). Scopriamolo nel punto successivo.
4. GLI SCHERZETTI DELLA MENTE. Come ho già scritto in precedenza al punto n. 2 la sovrapposizione e lo sgretolamento parziale dell’intonaco della parete hanno fatto assumere ad una parte dei geroglifici un aspetto che, a noi moderni, può ricordare veicoli o altri oggetti “fuori posto” (14). Ma perché ci ricorda proprio questo e non altro? Perché siamo probabilmente vittima di noi stessi, della nostra mente ossia della PAREIDOLIA (visiva). Si tratta di un fenomeno psicologico subconscio che porta l’uomo a indentificare forme già a lui conosciute, come: visi, lettere, animali, oggetti, guardando una composizione casuale e fornendo a volte INTERPRETAZIONI errate. A causa di questo meccanismo mentale possiamo, ad esempio, vedere nelle nuvole delle pecore o dei cani. Con questo non voglio dire di non essere vittima della pareidolia e di non vedere i mezzi tecnologici, ma la causa non è solo nella mia mente ma anche in chi modifica volutamente le foto sul web. Bisogna vederlo dal vivo per “capirlo”.
5. CONOSCERE LA LINGUA EGIZIA. Come sostiene Marco E. Chioffi, docente di geroglifico presso la Fondazione Bernardelli di Milano, bisogna tener conto che questa lingua antica si è evoluta nell'arco di 3.000 anni e, per chi la studia, non è di certo un’impresa facile, ma implica un lavoro di sacrosanta pazienza, di continua perfezione e aggiornamento. Basti pensare che nel medio Regno egizio c’erano circa 700 SIMBOLI, mentre in epoca tolemaica la lingua ne conta più di 2.000 (15).
Giunti al termine del nostro viaggio, quindi, questo geroglifico che significa??? È stato possibile ricostruire due dei testi sovrapposti, ossia due titoli regali appartenenti ai faraoni che hanno contribuito alla costruzione del tempio. Il più antico è quello di Seti I che fece scrivere: “colui che respinge i Nove Archi”, ovvero i nove tradizionali nemici dell'Egitto. Il suo successore Ramesse II sostituì il titolo con il proprio, e lo modificò in: “colui che protegge l'Egitto e porta alla disfatta dei paesi stranieri” (16).
Quindi nessun oggetto fuori dagli schemi… tutto nella norma… anche se mi sarebbe piaciuto che fossero rappresentati veramente gli alieni. Peccato.
Alla prossima.
Aria Shu
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Note dell’articolo:
(1) La versione greca del nome egizio è Abdu che significa collina del tempio.
(3) Articolo di Marcello Garbagnati, vedi link: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=101865
(4) Il cui acronimo OOPArt indica un termine coniato dal naturalista e criptozoologo statunitense Ivan T. Sanderson per dare un nome a una categoria di oggetti che sembrerebbero avere una difficile collocazione storica.
(7) Articolo di Marcello Garbagnati, vedi link: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=101865
(8) Articolo di Marcello Garbagnati, vedi link: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=101865
(12) Articolo di Marcello Garbagnati, vedi link: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=101865
(13) Articolo di Marcello Garbagnati, vedi link: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=101865
(15) Articolo di Marcello Garbagnati, vedi link: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=101865
(16) Articolo tratto da: Scienza & Paranormale N. 86, vedi link: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=274091
Fonti articolo:
-Articolo di Marcello Garbagnati, vedi link: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=101865
-Articolo tratto da: Scienza & Paranormale N. 86, vedi link: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=274091
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